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Ivan Francesco Ballerini: lui e i Nativi Americani


Un disco d’esordio che nasce già maturo quello del cantante e cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini. Si intitola “Cavallo Pazzo”, pubblicato dalla RadiciMusic di Firenze. Cavallo Pazzo era uno dei grandi esponenti della tribù degli Oglala Lakota morto nel Nebraska nel 1877… almeno queste sono le prime notizie che prendiamo dalla rete. Molte altre le potremmo rintracciare ascoltando questo disco di Ballerini che, dentro un suono gustosamente pop d’autore, finemente ricamato e dolce senza angoli vivi e sapori acidi, si avventura fin dentro alcune delle più importanti trame della grande storia dei Nativi Americani, personaggi come appunto Cavallo Pazzo o Gufo Grazioso, anche titolo del singolo estratto coronato anche da un bellissimo video di lancio diretto da Nedo Baglioni. E dalla storia dei Nativi Americani al nostro quotidiano personale il passo è molto più immediato di quel che si pensi. E la canzone di Ballerini diventa incantevole tramonto e raffinata emozione quando canta per sua figlia o quando chiude il disco con una preghiera sempre attuale dal titolo “Non piangetemi mai”.

Da oggi in radio “Gufo Grazioso”. Il primo singolo estratto e non possiamo non chiederti: perché proprio questo?
Diciamo che la scelta di questo brano è stata dettata dalla musicalità del pezzo, una ballata d'amore, che narra dell'incontro tra Nuvola Rossa e Gufo Grazioso, con sfumature rock.

Hai dato il titolo prendendo il nome del grande Cavallo Pazzo.Perché proprio lui? Cosa rappresenta per te?
Cavallo Pazzo è stato il primo pezzo che ho scritto. Mi sembra, tra tutti, quello più significativo. Un brano che ho composto dopo aver letto attentamente tutte le gesta di questo mitico personaggio.

Inevitabilmente torniamo alla mente a “Fiume San Creek” ma anche a tanta letteratura e musica che hanno trattato il tema dei Nativi Americani. Per te qual è stato il legame? Una vicinanza ad un popolo violentato, quindi alla tragedia dell’uomo oppure una vicinanza di gusto alla storia in se?
Leggendo le gesta di Cavallo pazzo, non ho potuto fare a meno di studiare anche le gesta di Nuvola Rossa, di Coda Chiazzata, del leggendario Toro Seduto e tutte le vicende che li hanno visti protagonisti insieme. Sono loro che hanno scelto me, in un certo senso, ed ho voluto col mio lavoro rendergli, a distanza di tanto tempo, ho voluto rendergli tutto l'onore che meritano. È andata così.

I suoni… un pop pulito, semplice ed estremamente evocativo. Come hai scelto i suoni e la direzione artistica?
I suoni e gli arrangiamenti sono del chitarrista Alberto Checcacci, strepitoso. Ha letto dentro i miei brani esattamente quello che io volevo esprimere. Alberto ha suonato tutto: chitarre elettriche ed acustiche, mandolino, basso, batteria.... semplicemente bestiale.

Che cosa volevi da questo disco?
Volevo raccontarvi le storie di questi epici personaggi e mettermi alla prova come musicista - scrittore. Poi volevo iniziare a farmi conoscere. Adesso sto quasi ultimando un secondo disco di 11/12 inediti, un album molto particolare,  in cui in ogni canzone racconto una storia e svelo un pezzo di me.

A chiudere: alla fine, la vita dei nativi americani, le storie che racconti, quanto possono essere vicine alla nostra vita quotidiana? Ed infatti in alcuni momenti del disco parli di te e delle persone che ami… ma in genere, tra Cavallo Pazzo e il sistema di oggi ci sono punti in comune?
Purtroppo ci sono eccome. Basta analizzare come trattiamo il pianeta e i nostri simili. Basta vedere quello che sta succedendo in Siria. Anche questo virus probabilmente ci dovrebbe fare capire che non stiamo andando nella giusta direzione ma verso un baratro. Ma purtroppo temo che anche questa vicenda, una volta conclusa, non ci avrà insegnato  nulla. Ma io sono un sognatore e Lotti sempre per un mondo migliore. Col prossimo album ve lo dimostrerò.