Primo disco per il cantautore romano Francesco Botti, in arte ESC. Disco “Numero 0” come piace definirlo a lui dal titolo “Argonauta”, lavoro di quel mood d’autore digitale in pieno regime di scena indie in cui ESC raccoglie i cocci e le medaglie della sua vita, di tutte le contaminazioni ha fatto incetta e di tutte le espressioni ha tirato le somme approdando ad un lavoro snello, di soluzioni pop assai intriganti guidati dalla direzione artistica di Alberto Paderni. In rete il video ufficiale del singolo “La principessa sul triciclo”… e noi cerchiamo di saperne di più di questa nuova voce romana, che molto ricorda la magia degli anni adolescenti, dei cambiamenti, delle città vissute con gli occhi di chi il mondo - in un qualche modo - ha fame di scoprirlo.
Un disco “numero 0”. Cosa si prova? Somiglia a quello che sognavi all’inizio, quando è nata l’idea? O hai trovato altre soluzioni buone lungo il cammino?
Sono nella fase in cui non ho ancora ben realizzato di essere arrivato in fondo a questo disco, anche perché il percorso è stato pieno di cambiamenti e idee arrivate lungo il cammino. Ma sono soddisfattissimo del risultato, sento che rappresenta molto bene me è questa fase.
Sbaglio o molti di questi brani sono nati in elettrico e così hanno raggiunto inizialmente il pubblico?
Esattamente. Per quanto avessi in testa una vaga idea del suono che andavo cercando una volta finito di scrivere, non ero ancora pronto ad andare in studio e avevo una gran voglia di tornare sul palco e di mettere alla prova le canzoni. Quindi quando ho finito di scriverle ho messo su un live elettrico con
E a cosa devi il cambiamento, se possiamo chiamarlo così, al mondo digitale?
In realtà il desiderio di realizzare un album che riuscisse a miscelare l’approccio cantautorale a suoni più elettronici era il mio desiderio fin dall’inizio!
Sbaglio o il mix della voce è assai particolare? Volevi raggiungere un determinato risultato? È un aspetto che mi ha colpito subito…
Non c’è stato un piano o una scelta precisa a riguardo. Sicuramente in varie canzoni si è lavorato sui cori in maniera attenta sia nel rafforzare le melodie che nell’usarli come fossero degli strumenti.
Quanto pop italiano ti ha ispirato? Principali riferimenti?
Indubbiamente molto. Come anche il cantautorato in tutte le sue forme. Non sento di avere dei veri e propri riferimenti nella scrittura però. Sono molto affezionato alla musica di Cesare Cremonini, Daniele Silvestri, a quella di De André, di Battiato ma anche a un certo tipo di rap, Colle der Fomento in primis.