A Padova, al Centro San Gaetano, dal 10 ottobre all’11 aprile 2021, accanto alle 78 opere di Vincent van Gogh saranno esposte anche alcune stampe di Hiroshige, il grande artista giapponese della prima metà del XIX secolo.
“Van Gogh. I colori della vita” proporrà una delle versioni più famose degli alberi in fiore dell’Olandese, accanto a stampe di Hiroshige che hanno costituito fondamentale motivo d’ispirazione per l’artista.
Van Gogh, dopo avere dipinto, appena fuori Arles, albicocchi, ciliegi, pruni, pereti e peschi si volge, negli ultimi due quadri della serie nella primavera 1888, incluso quello del Kröller-Müller Museum che sarà in esposizione, a un angolo del recinto, probabilmente nella piana della Crau, che confina con un orto di alberi di pero in fiore. L’entusiasmo per questa tela è testimoniato anche dal fatto che Van Gogh ne parli in una lettera a Émile Bernard del 9 aprile, nella quale disegna in modo dettagliato la scena, unendovi anche delle indicazioni di natura cromatica nonché legate al tipo di pennellata.
“All’inizio della primavera 1888, arrivato da poche settimane in Provenza, Van Gogh – evidenzia Marco Goldin - ha appena finito i quadri dedicati al ponte di Langlois. È allora che dà inizio ad Arles alla sua prima, vera serie. Si tratta delle fioriture, che prendono il via negli ultimi giorni di marzo. Quattordici quadri di vario formato che sembrano essere la prima risposta consapevole alla nuova atmosfera e ai limpidi colori della primavera provenzale”.
“Con ogni evidenza sono le stampe giapponesi a ispirarlo nella realizzazione di queste fioriture. Non a caso, già a Parigi nel maggio 1886 aveva letto, nella rivista “Paris illustré”, tutta una parte dedicata alla bellezza del paesaggio giapponese anche nel momento della fioritura. Nel 1887 aveva tra l’altro realizzato in pittura una copia da un pruno in fiore di Hiroshige, autore che resterà sempre il suo maggior riferimento visivo. Echi dell’arte giapponese, in quei quadri che terranno occupato Van Gogh per quattro settimane, sono riconoscibili nella scelta di collocare gli alberi al centro della scena, con tutto lo spazio attorno, nel rapporto tra il pieno e il vuoto. I rami poi, nel loro gioco di linee, danno senso al grafismo che ugualmente deriva dai giapponesi”
“La foga con la quale Vincent lavora alle fioriture nella primavera del 1888, avendo bene in mente i giapponesi, non è che l’inizio di un percorso assai consapevole. Quello che per esempio lo poterà a evocare, in una lettera a Signac esattamente un anno dopo, tutti i motivi che lo legavano al paesaggio giapponese. Non ultimo l’amore per la quasi miniaturizzazione dell’immagine, che egli aveva studiato bene a Parigi nelle stampe che era venuto collezionando. Hiroshige, Hokusai, Eisen e tutti gli altri, soprattutto a partire dal 1887, si affiancano a Millet nel suo immaginario.
I primi acquisti di incisioni a colori su legno giapponesi, Van Gogh li fa poco dopo il suo arrivo ad Anversa. In una lettera a Theo del 28 novembre 1885, gli annuncia di avere “appeso al muro una serie di incisioni giapponesi che mi piacciono molto”. L’anno seguente, una volta giunto nella capitale francese, inizierà a mettere insieme una collezione che alla fine potrà contare su oltre seicento fogli.
Sul finire degli anni ottanta di quel XIX secolo, la fascinazione per il Giappone in Francia sta ormai scemando, ma con parole attente George Auriol testimonia del fatto come l’arte imperitura di quel paese resterà, perché quelle idee e quelle immagini si sono ormai insediate nella mente e nella visione dei pittori. Vincent van Gogh ne è un esempio assolutamente straordinario”.
Le stampe di Hiroshige saranno al Centro San Gaetano di Padova, dal 10 ottobre, nella mostra “Van Gogh. I colori della vita”, promossa da Linea d’ombra e dal Comune di Padova, main sponsor Gruppo Baccini, con la curatela di Marco Goldin.