Short Theatre – il festival dedicato ai linguaggi contemporanei del teatro, della danza, della musica e della performance, ideato e realizzato da AREA06 – conferma l’edizione 2020 che si svolgerà dal 4 al 13 settembre in luoghi ormai consueti come WeGil, La Pelanda del Mattatoio di Roma, il Teatro Argentina e il Teatro India, nell’ambito della solida rete di collaborazioni istituzionali cittadine, regionali e nazionali che sostiene il festival.
Tempo, spazio, presenza, relazione, trasmissione e trasformazione saranno le parole chiave di Short Theatre 2020.
Il programma, che verrà annunciato nelle prossime settimane, vede la supervisione artistica di coloro che lo hanno diretto in questi ultimi anni: Fabrizio Arcuri, che insieme ad Accademia degli Artefatti, lo ha ideato e diretto dalla prima edizione nel 2006; e Francesca Corona, poi subentrata nel coordinamento e nella direzione. Ma è già in atto un percorso che nei prossimi mesi proseguirà con l’individuazione di una nuova direzione artistica che possa rilanciare le direzioni intraprese fin qui.
La XV edizione, un traguardo importante che arriva in uno dei momenti più critici della Storia recente, sarà un’edizione speciale, di trasformazione: il consueto impianto del festival sarà mantenuto ma ripensato in una dimensione più intima e unplugged, in continuità con il lavoro di reinvenzione dei formati e di relazione con lo spazio e con il territorio, da sempre centrale nel progetto di Short Theatre. Spettacoli nello spazio pubblico, performance e installazioni, live musicali, incontri e workshop svilupperanno le tematiche che caratterizzano l’identità del festival: la decolonizzazione delle arti, la rappresentazione di storie in grado di ridefinire lo sguardo sull’altro.
Una disseminazione nello spazio ma anche nel tempo, non soltanto perché il numero di repliche garantirà un’ampia (ma sicura) accessibilità; ma anche, e soprattutto, perché il programma si articolerà anche attraverso formati digitali e editoriali, in una serie di riverberi fra gli appuntamenti dal vivo, la traccia che ha lasciato il festival in questi 15 anni e la delineazione di nuove direzioni del futuro. “Rendere l’aria più amica, riavvicinare il dentro e il fuori, includere l’altro nel proprio sguardo costruendo uno spazio pubblico in cui la distanza possa diventare qualcosa di non violento, accogliente, disseminarsi in modo più invisibile e sostenibile nella città, sperimentando una potenzialità, fosse anche temporanea, che prima non concepivamo”.
Inoltre, proseguirà anche quest’anno l’importante percorso di risignificazione in senso decoloniale dello spazio urbano, avviato in occasione della scorsa edizione intorno a WeGil. Infine, sempre nell’ottica di riscrittura dei meccanismi di mobilità e ospitalità nelle arti performative, Short Theatre 2020 sarà il momento in cui sperimentare una forma di coabitazione con un secondo festival, il portoghese Materiais Diversos, nell’ambito dell’attività del Displacement of Festivals prevista dal progetto europeo More Than This.
Il progetto fa parte di Romarama, il palinsesto culturale di Roma Capitale.
“È questo il momento in cui ripensare radicalmente ciò cui siamo affezionati, ma che sentiamo non possa più esistere come era”.
Short Theatre – il festival dedicato ai linguaggi contemporanei del teatro, della danza, della musica e della performance, ideato e realizzato da AREA06 – conferma l’edizione 2020 che si svolgerà dal 4 al 13 settembre in luoghi ormai consueti come WeGil, La Pelanda del Mattatoio di Roma, il Teatro Argentina e il Teatro India, nell’ambito della solida rete di collaborazioni istituzionali cittadine, regionali e nazionali che sostiene il festival.
Tempo, spazio, presenza, relazione, trasmissione e trasformazione saranno le parole chiave di Short Theatre 2020.
Il programma, che verrà annunciato nelle prossime settimane, vede la supervisione artistica di coloro che lo hanno diretto in questi ultimi anni: Fabrizio Arcuri, che insieme ad Accademia degli Artefatti, lo ha ideato e diretto dalla prima edizione nel 2006; e Francesca Corona, poi subentrata nel coordinamento e nella direzione. Ma è già in atto un percorso che nei prossimi mesi proseguirà con l’individuazione di una nuova direzione artistica che possa rilanciare le direzioni intraprese fin qui.
La XV edizione, un traguardo importante che arriva in uno dei momenti più critici della Storia recente, sarà un’edizione speciale, di trasformazione: il consueto impianto del festival sarà mantenuto ma ripensato in una dimensione più intima e unplugged, in continuità con il lavoro di reinvenzione dei formati e di relazione con lo spazio e con il territorio, da sempre centrale nel progetto di Short Theatre. Spettacoli nello spazio pubblico, performance e installazioni, live musicali, incontri e workshop svilupperanno le tematiche che caratterizzano l’identità del festival: la decolonizzazione delle arti, la rappresentazione di storie in grado di ridefinire lo sguardo sull’altro.
Una disseminazione nello spazio ma anche nel tempo, non soltanto perché si moltiplicherà il numero di repliche per garantire una maggiore (ma sicura) accessibilità; ma anche, e soprattutto, perché il programma si articolerà anche attraverso formati digitali e editoriali, in una serie di riverberi fra gli appuntamenti dal vivo, la traccia che ha lasciato il festival in questi 15 anni e la delineazione di nuove direzioni del futuro. “Rendere l’aria più amica, riavvicinare il dentro e il fuori, includere l’altro nel proprio sguardo costruendo uno spazio pubblico in cui la distanza possa diventare qualcosa di non violento, accogliente, disseminarsi in modo più invisibile e sostenibile nella città, sperimentando una potenzialità, fosse anche temporanea, che prima non concepivamo”.
Inoltre, proseguirà anche quest’anno l’importante percorso di risignificazione in senso decoloniale dello spazio urbano, avviato in occasione della scorsa edizione intorno a WeGil. Infine, sempre nell’ottica di riscrittura dei meccanismi di mobilità e ospitalità nelle arti performative, Short Theatre 2020 sarà il momento in cui sperimentare una forma di coabitazione con un secondo festival, il portoghese Materiais Diversos, nell’ambito dell’attività del Displacement of Festivals prevista dal progetto europeo More Than This.