Ci piace leggere questo disco come una rivoluzione allo stato delle cose. In fondo lo dice a chiare lettere nel singolo e video estratto “Streetlights”, dove celebra un riappropriarsi di se, del suo sentire, una emancipazione da una dipendenza sentimentale e fisica. Ed in fondo, probabilmente, è proprio questo che vive alla base di questo EP dal titolo “Welcome to Wasteland”, lavoro dal suono industriale, lento, calmo, pennellato, europeo e notturno. Serena, cantautrice italiana ma che da tempo ha sposato Londra come sua casa ufficiale, si mette a nudo e non tanto agli occhi del pubblico quanto ai suoi. Ho proprio l’impressione di avere di fronte un lavoro ricco di energia individuale anche se per molti aspetti, tra fascino estetico e melodico, ha saputo parlarmi da vicino. Belle cose dentro la scrittura di Serena a cui chiediamo però una più chiara presa di posizione: il pop strutturato o il “post rock” psichedelico? Per ora la via di mezzo ci basta… e le virgolette sono dovute.
Titolo assai imperioso, quasi violento. Terra di risorse oltre che di opportunità sprecate… come la vedi?
Be’ un titolo d’impatto ci vuole sempre. La terra è piena di risorse, ma le stiamo decisamente sfruttando troppo, arrivando velocemente al punto di non ritorno. E per quanto riguarda le opportunità quelle sta a noi saper coglierle o meno.
Che poi non ho ben chiaro: parli della tua vita, delle tue opportunità oppure è un monito a tanti come noi che lasciano passare le cose invano?
Molti dei brani di questo EP partono da un vissuto strettamente personale, ma parlando della mia esperienza parlo anche indirettamente del mondo e delle persone intorno a me.
Spero che chi ascolti le mie canzoni possa sentirsi meno sole nel caso si identifichi nei miei “errori”, o anche solo possa imparare qualcosa da essi come è successo a me.
Ma poi c’è da chiedersi ancora: opportunità negate o sprecate per nostra colpa? Perché molto dipende anche da quel che abbiamo attorno…
Certamente! la questione non è mai così dicotomica. Non si può solo parlare di libero arbitrio dell’uomo, a volte ci sono situazioni in cui non abbiamo davvero così tanto raggio d’azione. Ma quello su cui mi sono soffermata soprattutto in Streetlights sono le opportunità sprecate proprio perché io ho scelto di non prenderle. E allora si può ancora parlare di “opportunità perse” se siamo noi stessi a non volerle portare fino in fondo?
Suono distopico, inglese… anche se timidamente non abbandoni la forma del pop o sbaglio?
Esattamente, il file rouge di questo EP è appunto una sperimentazione del suono “recintata” da una tipica struttura Pop quale Strofa-Ritornello-Bridge.
C’è chi dice che non si può essere creativi se ci si pongono dei limiti, ma io non ci credo. Anche la matematica ci dice che entro due punti qualsiasi della linea dei numeri risiede un insieme infinito. Ed io voglio esplorarlo tutto.
Dopo un disco così “corrosivo” e liberatorio, quanto c’è di diverso ora nel suono e nella lirica di Serena?
Ve lo farò sapere quando avrò finito di scrivere il prossimo album..
Ho scritto le canzoni dell’EP in piena libertà per poi rendermi conto solo a posteriori che quei 4 brani erano legati tra loro da un sentimento comune.
Per adesso sto portando avanti tanti nuovi lavori ma credo che solo fra un po’ sarà più chiaro il principale soggetto della prossima serie di canzoni.