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"Colloquio notturno con un uomo disprezzato" al Teatro Trastevere di Roma


I radiodrammi di Dürrenmatt appartengono al teatro in modo anomalo in quanto mancano dell’elemento sensibile della visibilità. Il pubblico non vede i personaggi, non ne carpisce i tratti fisici, non osserva la scena con i suoi elementi costitutivi e con i suoi giochi di luce. Lo sguardo è altrove, impegnato nell’atto di ricostruire nell’immaginario un’azione drammaturgica che non è mostrata palesemente. Sicché un teatro di voci in radiodiffusione, interdetto alla vista, ideologicamente complesso; gli interpreti dialogano in sequenze concatenate l’una all’altra in un gioco di suspense emotiva e d'investigazione psicologica, sempre più serratamente proiettata verso l’irrevocabile sentenza. Nel Colloquio notturno con un uomo disprezzato il boia e l’innocente quasi incredulo dialogano intorno al demone del potere tiranno che uccide i corpi degli uomini innocenti, senza mai poterne soffocare lo spirito o cancellarne la traccia intellettuale e morale. Qui il “radiodramma” viene messo in scena perché esiste un teatro che può partire da un radiodramma: il teatro morale in senso universale, dove l’unico protagonista, senza alcun gioco retorico, è il messaggio che problematizza il reale, scardina i luoghi comuni e obbliga alla riflessione, in una parola educa e alimenta in sé quella che Leo De Bernardinis definì essere: «una grande forza civile». Il ribaltamento del ruolo sociale e il significato del potere, smascherare le meschinità nascoste dietro una facciata perbenista sono i “temi”di Durrenmatt. Nel Colloquio notturno con un uomo disprezzato il boia imperturbabile e l’innocente quasi incredulo dialogano intorno al demone del potere tiranno che uccide i corpi degli uomini innocenti, senza mai poterne soffocare lo spirito o cancellarne la traccia intellettuale e morale.