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6occia: quando il disagio grida in metrica


Un moniker che in se porta perfezione e invisibilità, qualcosa di piccolissima taglia, quasi invisibile ma di assolutamente preciso, geometricamente, naturale. La semplicità e la naturalità sono punti fermi di tutto. Opportuno direi come la sua voce, il carattere del gusto delle sue metriche ed il suo modo tutto personale di fare rap. Mettiamo in circolo “Quattro”, terzo Ep di un rap industriale, ricco di glamour ma anche di disagio personale. Da sottolineare con interesse…


Terzo lavoro che oggi celebriamo a pieno. Ci piace questa irriverenza che oserei definire assai “punk”… che ne pensi?
Se per punk intendiamo “l’animo ribelle” che si sente nel mio disco mi trovi d’accordo, però non mi piace molto classificare in compartimenti stagni. Sicuramente è un disco abbastanza atipico per il rap odierno, sono d’accordo.

Oggi la società è piena di cliché. Il tuo disco cerca di gridare contro questa chiusura mentale. Tuttavia sceglie altri cliché per farli, come la musica e le sue forme conosciute. Non pensi sia un controsenso?
Lo è, ma il rap ha come caratteristica quella di rimescolare gli elementi a nostra disposizione per ricreare qualcosa di fresco, per cui sono in pace con questo controsenso, non mi crea problemi. A me basta combattere contro la chiusura mentale, non importa il mezzo.

Parliamo di produzione: in questo tempo di restrizioni e pandemia, come hai lavorato e come lavorerai nell’immediato futuro?
Ti dico solo che ho fatto un milione di chiamate su Discord col mio produttore Amos per finire questo disco, ed è orribile. In futuro vorrei tornare in studio fisicamente per incanalare l’energia che si genera quando facciamo musica, che è uno dei motivi per cui la facciamo.

E dunque parliamo di futuro imminente: un quarto lavoro? Un full length come direbbero gli americani?
Sicuramente arriverà a breve Tre, poi Due, e poi sarà il momento di fare un progetto più corposo, ho già tutto in testa, devo solo aspettare che esca fuori. Non voglio mettermi fretta comunque, mia nonna dice che la pazienza è la virtù dei forti

Ed ecco a proposito di esterofilia: quanto devi al resto del mondo per la tua musica che nasce ed è italiana?
Devo molto al mondo al di fuori dell’Italia. Come tutti i rapper italiani io guardo molto l’America, ci sono molti artisti iconici e incredibili lì, come ad esempio Kendrick Lamar o Frank Ocean, ogni volta che ascolto un loro disco mi viene l’ispirazione. Qua in Italia è più raro trovarne, ma ci sono anche qui, basti pensare al disco OBE di Mace. La cosa che dispiace è che questi artisti in Italia non siano riconosciuti allo stesso modo che negli Stati Uniti.