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Marco Cignoli: un coccodrillo di tutti i colori


Sono i colori il vero messaggio di questo disco che è a tutti gli effetti un’emancipazione personale e salvifica di un uomo, un ragazzo, un bambino. Marco Cignoli, presentatore TV di professione, mostra il suo lato da cantautore con un disco come “Coccodrillo bianco” - ampiamente ispirato ai coccodrilli di Alberto Radius in quella famosa canzone - dentro cui racchiude qualche nuova scrittura dei tempi moderni e tante cose invece partorire negli anni precedenti, chiuse dentro cassetti ermetici e che solo ora prendono forma definitiva, pubblica, immortale. Un pop d’autore sbarazzino e critico all’occorrenza e servirà scorrere bene l’ascolto per inciampare dentro belle rifiniture molto meno prevedibili della solita struttura pop di ritornelli melodicamente accattivanti.

Un primo disco ufficiale. Di certo, spulciando la tua carriera e la storia di questo lavoro, penso che la genesi sia tutt’altro che scontata. Che storia ha vissuto?
Questo disco ha poco a che fare con la mia storia professionale. È il risultato del mio vissuto, una sorta di diario personale trasformato in musica. Ci sono brani scritti molti anni fa ed altri più recenti che aspettavano di trovare la “casa” giusta per essere arrangiati e prodotti, che poi ho scoperto essere i Saigood Studios di Milano.

Ti sei pentito di essere uscito allo scoperto?
Assolutamente no. Condividere con gli altri il proprio vissuto è qualcosa di molto utile per sé stessi e, si spera, anche per chi ascolta.

Che poi credo che il disco sia una dichiarazione di libertà da parte tua… mi è molto piaciuta questa lettura, che ne pensi?
Sì, a modo suo lo è. È un invito a sentirsi liberi di raccontarsi per le proprie paure, fragilità, peculiarità, punti di forza. Ognuno di noi ha mille sfumature e sfaccettature e bisogna imparare ad abbracciare ciascuna di esse.

Dunque, presentatore tv o cantautore? O magari inizierai anche a scrivere di tuo pugno un libro…
Mi dicono che presentare è qualcosa che fa parte di me sempre, nel mio modo di essere e di comportarmi. Probabilmente fa parte del mio DNA. Scrivere canzoni è un’esigenza che sento in certi momenti particolari, quando ho ispirazioni o bisogni precisi. Scrivere un libro è qualcosa che mi piacerebbe moltissimo fare, ma dubito di averne le capacità. Ho avuto però il piacere di curare un libro scritto da mio nonno e pubblicato dopo la sua morte intitolato “Francesco Cignoli: all’ombra della quercia”, disponibile su eBay e Amazon.
 
Parlando di video ufficiali: quanto il tuo ruolo in televisione ha inficiato sull’estetica dei video? C’è una qualche correlazione?
Per il video di “Invece scrivo canzoni” mi sono divertito ad ironizzare sul mio ruolo di presentatore tv, travestendomi anche da giudici di talent un po’ “sui generis”. In generale, stare davanti alla telecamera mi viene spontaneo è naturale, a prescindere da quello che faccio.