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Caron Dimonio: ragionando sull’amore e sulla morte dentro un suono sacrale


La produzione del duo (ormai divenuto a tutti gli effetti un trio) dei Caron Dimonio, ha sempre restituito sensazioni sacrali e immersive. Produzioni che puntano a connettere l’estetica e la sua forma psichedelica (digitale) all’uomo e alla sua ragione terrena. Questo disco si intitola “Porno Post Mortem”, sfogliano ragionamenti che da “Eros e Thanatos” approdano al sesso, al sentimento, alla concezione di morte. Testi che richiamano antichi cut up di beat generation (con le dovute distanze) e la produzione che torna ad essere firmata da Gianluca Lo Presti del Lotostudio.
 
Nuovo disco per i Caron Dimonio che ufficialmente ora sono un trio. Perché questa rivoluzione di forma?
 
Giuseppe: Lorenzo ha iniziato a seguirci in tour come turnista, usando una batteria minimale: timpano, rullante, piatti, charlie. È stata una scelta vincente, ci piaceva molto il risultato e vedevamo che il pubblico gradiva. È nata un gran sintonia artistica, Lorenzo ha gran gusto anche nell’aggiungere synth nei brani.
 
Lorenzo: la mia esperienza con Caron Dimonio nasce nella dimensione live, quando Giuseppe e Filippo mi hanno invitato come batterista "anomalo" nelle date promozionali dell'album "Religio" per aggiungere potenza acustica alle sequenze elettroniche nei brani più rumorosi e post punk del repertorio. Per nulla turbati dai miei difetti, hanno deciso di coinvolgermi nella gestazione di "Porno Post Mortem", per altro una delle esperienze in studio più piacevoli e creative della mia carriera.
Approfitto di queste righe per ringraziarli, perché so che non è facile aggiungere un altro cervello in un progetto già avviato da tempo. Le nostre passioni in comune ci hanno molto aiutato...per esempio la malinconia, la guida in notturna, le "poesie dell'addio" giapponesi.

Filippo: perché Lorenzo si veste molto bene! ahahah,scherzi a parte, non è stata una cosa costruita o pensata in anticipo. Abbiamo sempre avuto batteristi live per parti del set, con Lore però è scattato qualcosa di differente, una grande empatia musicale che ci ha portato a chiedergli di entrare nella band. Ha suonato alcune parti di synth, tappeti di grande effetto ed atmosfera, che hanno contribuito alla direzione che il disco poi ha preso.
Dunque, rivoluzione di forma e sostanza.
 
Dall’elettronica e dal futuro… cosa chiedete? E cosa trovate nel futuro per parlare di qualcosa così antico e atavico come la morte?
 
Giuseppe: l’elettronica è un mezzo come un altro per esprimersi, non la vedo correlata col futuro. La morte non è antica, è un concetto eterno.
 
Lorenzo: bisogna stare attenti a quel che si chiede. Non ho mai amato le giornate di Sole fin da bambino e ora sono stato accontentato vivendo in un costante orizzonte di cielo scuro. Durante la caduta dell'Impero Occidentale impareremo a prendere per mano la nostra morte accarezzandone il volto con amore. Una carezza elettronica, forse un sintetizzatore, mentre fuori qualcosa fa rumore rotolando in una notte di vento forte.
 
Filippo: beh la morte è assolutamente parte dell’esistenza umana, ne è la conclusione naturale.
Non so quanto noi ne siamo contenti, essendo esseri finiti che bramano l’infinito, e di conseguenza l’immortalità. L’arte sicuramente è uno degli strumenti che può più avvicinarci a questa condizione, per sillogismo dunque ritengo la morte sia un concetto che è stato, e sarà sempre parte delle espressioni artistiche di qualunque periodo storico, insieme all’amore.
Eros e Thanatos, siamo sempre lì.
 
Da dove nasce l’esigenza di un concept così intriso di fragilità umana e di mistero?
 
Giuseppe: siamo spontaneamente portati ad esprimere questo tipo di sentimenti. Non c’è uno scopo o un motivo.
 
Lorenzo: se dopo la fruizione di questo nuovo amatissimo album l'ascoltatore si ritroverà, quasi inconsciamente, davanti al cancello rugginoso di un piccolo cimitero di campagna abbandonato e, vagando tra le tombe derute, troverà su una lapide una vecchia foto che gli somiglia, allora percepirà lo stato d'animo che ha ammantato la realizzazione del nostro disco.
 
Filippo: potrei riproporre in toto la risposta di prima! Anzi, credo proprio lo farò, eheh.
Tant’è che il disco si chiama “Porno Post Mortem”.

La pandemia, la guerra… quanto e come hanno contribuito al suono e alla scrittura? 

 
Giuseppe: i brani sono nati prima della guerra e della pandemia, purtroppo abbiamo dovuto aspettare che le restrizioni Covid finissero per registrare e pubblicare l’album. Durante la pandemia è nato solo un brano, “Muto Bianco”, il testo e le parti di pianoforte sono nati nel periodo di isolamento che ho vissuto sulle le prealpi lombarde nella zona di Varese.
 
Lorenzo: in effetti mi è giunta voce di un'epidemia dalle vostre parti.
Vivo in un luogo molto isolato da qualche anno e mi arrivano poche notizie e sempre di seconda mano. Spero stiate tutti bene.
 
Filippo: se ti riferisci al conflitto Russia -Ucraina assolutamente nulla, perché il disco è stato concepito e registrato prima. La pandemia l’abbiamo presa in pieno invece; ma più che sui testi o i suoi suoni credo abbia influito nel diluire i tempi di registrazione, mixaggio e mastering all’inverosimile. Noi Caron Dimonio eravamo cupi e privi di speranza, comunque, anche prima dell’epidemia di Covid, eheh. A parte le battute (ma neanche tanto), viviamo ovviamente tempi di decadenza e declino; mi sembra che tutto ciò che sta accadendo in questi ultimi anni sia solo la conseguenza naturale di un secolo di scelte scellerate.

Un disco dei Caron Dimonio lo penso sempre analogico, su vinile… voi che ne pensate?
 
Giuseppe: per il momento è previsto solo il cd, ci stiamo pensando, in futuro si vedrà.
 
Lorenzo: il cambiamento climatico in atto, con le temperature costantemente in aumento, rende sempre più difficile la conservazione di un oggetto come il disco in vinile, famoso per la sua sensibilità al calore. Vorremmo che rimanesse qualcosa di noi anche dopo l'ecatombe nucleare dell'anno prossimo, però purtroppo anche il compact disc rischia di 'cancellarsi" con le radiazioni, quindi dobbiamo rassegnarci alla profondità dell'oblio.
 
Filippo: mai porre limiti alla provvidenza! Abbiamo tra l’altro una copertina bellissima curata dal nostro caro amico Mario D’Anelli, già chitarrista di European Ghost e The Black Veils nonché regista di molti nostri video; credo starebbe benissimo stampata su un vinile!