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Elena Centaro: "Senza Pareti è il suono del mio cuore"


“Senza Pareti” è il nuovo singolo composto e prodotto da Elena Centaro, composer e music producer di Milano. Il brano è una ballad che compone con note delicate in un crescendo di archi e voce che incorniciano un racconto il cui oggetto resta aperto ad interpretazione del pubblico. Interpretata dalla voce di Mary T., la canzone descrive un incontro destinato a consolidarsi in un rapporto duraturo e salvifico, semplicemente “splendido”. Il concetto di “casa” a cui si allude nel titolo assume una declinazione metaforica, di approdo e di libertà, di rifugio e di conforto, perché esattamente come l’amore, la musica c’è, esiste, ci trova ovunque e non ha confini.

“Senza Pareti”, scritta in italiano da Thomas Centaro, è il cuore del nuovo album composto e prodotto da Elena Centaro, in uscita a marzo 2023. Nel disco sarà presente “Home”, la versione originale di “Senza Pareti” scritta da lei stessa in inglese.

Ciao, benvenuta sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinata alla musica?
La musica è parte di me da ancor prima di nascere. Mia mamma ascoltava sempre vinili e audiocassette ad alto volume, da Barry White a Stevie Wonder. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia d’artisti, e la musica non è mai mancata. Durante i nostri viaggi, mio zio ascoltava sempre in macchina Caterina Valente, tanto che ho imparato a cantare persino in tedesco, mettevo le sue cassette nel piccolo stereo e cantavo: “Ciao ciao bambina” e “Over The Rainbow”. Certamente, il momento più significativo per me, è stato un giorno in cui stavo facendo le prove teatrali di “Non Siamo Una Favola”, uno spettacolo di prosa, scritto e diretto da Thomas Centaro, in cui ho recitato per la prima volta. Mio fratello iniziava la sua carriera da regista teatrale ed io la mia da attrice. Avevo 6 anni, quando in cima alle scale del teatro ho trovato un pianoforte: è stato lì che ho sentito la musica chiamarmi forse per la prima volta. Le prime note che ho suonato son state proprio quelle di “Over The Rainbow”. Un momento magico che porto nel cuore da sempre, perché mi ricorda che dietro le quinte, in quel profumo di legno e macchina del fumo, sono nate le mie passioni più grandi. La musica e il teatro.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Crescendo ho imparato ad ascoltare qualsiasi tipo di genere musicale, la musica internazionale anni ’70 e anni ’80 che ascoltava mia mamma mi ha decisamente influenzato. Navigando in un mare di musica moderna, si tende a perdere a volte il vero significato e il valore della musica che ho imparato a conoscere, ma per fortuna ho quelle sonorità ben impresse nel mio DNA a guidarmi. Stevie Wonder, Barry White, Gloria Gaynor, Brazilian Love Affair, The Rah Band, sono tra i più grandi artisti che ho imparato ad ascoltare ad età più adulta, e grazie a questo enorme bagaglio che ho ereditato, ho potuto poi capire e apprezzare a mia volta i miei gusti musicali. Nel mondo della musica italiana, Elisa è l’artista che più ha influenzato il mio cammino artistico. È una compositrice, producer, autrice, cantante, a 360 gradi ed entrambe facciamo lo stesso mestiere, lei mi ha decisamente illuminato mentre ero alla ricerca della mia strada. Tra i più moderni ci sono stati i Tokio Hotel, grazie alla loro dedizione alla musica sin da quando erano piccoli, esattamente come nel mio caso, sono rimasti uniti come gruppo, ma soprattutto come famiglia. Hanno avuto un grande significato per me mentre scoprivo il mio mondo, e mi hanno avvicinata alla chitarra e alla voglia di produrre realmente la mia musica. Grazie a loro ho imparato a non arrendermi mai. Lana Del Rey, poi, con la sua “Born To Die” e “Young And Beautiful”, mi ha colpita come un fulmine. Il genere che avevo intenzione di creare più di tutti nella mia testa, finalmente, era reale, e potevo mischiare sonorità moderne con quelle orchestrali. Essendo un’appassionata di colonne sonore, grazie ai più grandi compositori, da Hans Zimmer a Craig Armstrong, da Alan Menken ad Ennio Morricone, ho trovato la giusta combinazione. Ne citerei tanti altri ancora, ma l’artista che di recente mi ha influenzato di più è decisamente Orbit. Nella sua musica ho riscoperto la mia stessa voglia di produrre qualcosa di nuovo e mi ha ricaricato al punto di creare a mia volta musica elettronica, con l’uso dello strumento che fino ad ora ho sempre un po’ nascosto: la mia voce.

Tre aggettivi per definire la tua musica.
Sognante. Sincera. Reale. Potrei descrivere il mio viaggio nella musica, come nella vita, in questi tre aggettivi. Ho sempre fatto fatica a credere alla realtà, il mondo dei sogni era qualcosa che riconoscevo molto più vicino a me. Ma col tempo ho capito che dovevo permettermi di vivere entrambe le cose, perché importanti allo stesso modo, l’uno non può esistere senza l’altra, come il silenzio e la musica. Tra sogno e realtà, ho trovato sincerità. Su questo filo mantengo sempre il mio equilibrio.

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
"Senza Pareti" è il suono del mio cuore. La sua forza è proprio la musica, e la mia scelta di produrla in chiave orchestrale è per la sua naturalezza, in cui mi è venuto spontaneo esprimerla al meglio delle mie capacità. Mi piacerebbe che tutto il sentimento d'amore che ho per la musica e che trasmetto in questa canzone arrivi a chi sa ascoltare, ma soprattutto a chi ancora ha bisogno di imparare a farlo. Descrive un incontro destinato a consolidarsi in un rapporto duraturo e salvifico, semplicemente “splendido”. Il concetto di “casa” a cui si allude nel titolo assume una declinazione metaforica, di approdo e di libertà, di rifugio e di conforto, perché esattamente come l’amore, la musica c’è, esiste, ci trova ovunque e non ha confini.

Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere. 
“Oltre a definirti tramite la tua musica, tu chi sei?” Non tutti possediamo un talento come suonare uno strumento, comporre, produrre, cantare, disegnare, ballare… Esistono tante passioni che possono diventare anche mestieri, ed è quello che sto provando a fare io, della mia passione un mestiere. Ma ho capito col tempo che questo è un dono in più a ciò che già sono. Trasmetto me stessa tramite la mia musica, ma io vivo soprattutto nel silenzio: senza il silenzio non c’è suono, se non c’è suono non c’è musica. Quindi io mi trovo dove la musica ancora non c’è, e poi ci sono quando nasce, quando prende forma, sono sempre lì, dove può trovarmi. Perché la musica mi trova sempre. Io sono il suo strumento musicale.

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Ascoltare musica è un privilegio in questo mondo, è qualcosa di magico che accompagna le nostre vite, se lo vogliamo, lei è lì sempre pronta ad aiutarci. Abbiatene cura, non abusatene, non offendetela, non datela per scontato come una musica in sottofondo in un locale. Perché in quel disordine, in quel caos, che tutti più o meno abbiamo, lei è un porto sicuro, e se lo vogliamo, può portarci dove vogliamo, può condurci ovunque il nostro cuore voglia andare e dove magari le nostre gambe, invece, non possono farlo. Abbiatene cura. Semplicemente. La musica, nella sua magia, è un filo sottile che ci lega a qualcosa di più. È capace di vivere per sempre, oltre la vita stessa.