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Vasco Barbieri ci racconta la sua nuova uscita “Senza tempo”


Il cantautore Vasco Barbieri ci porta alla scoperta di
“Senza Tempo” una canzone senza tempo scritta durante una parentesi di tranquillità.
 
Parliamo con lui del suo percorso artistico e del suo nuovo singolo.
 
Ciao, benvenuto sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po ’di te. Quando ti sei avvicinato alla musica?
Buongiorno! Io sono Vasco Barbieri e da quando sono piccolo la musica è stata per me lo strumento con cui entrare in rapporto con il mondo. Dovete sapere che da piccolo sono uscito da un coma che avevo dimenticato tutto quello che mi era successo prima. Grazie alla musica sono allora riuscito a rientrare in contatto con me stesso ed a far tornare, se non altro in modo sensoriale, aspetto del mio me precedente. In questo senso la musica è stata per me la strada per scoprirmi e riscoprirmi. Siccome da piccolo la mia prima lingua è stata l’inglese, allora il mio primo album l’ho scritto… non avrei potuto fare altrimenti… in inglese. Ma dopo il lockdown, come fosse stata per me una seconda gestazione, ho iniziato invece a scrivere in italiano e soltanto allora ho avuto il coraggio di iscrivermi a una scuola di musica per superare quello che la natura mi aveva dato: un buon orecchio e un eccesso di sensibilità. In questo modo la mia ricerca si sviluppa nella e con la musica, attraverso spremute di anima e raffinazioni teoriche da pentagramma. Cos’è stata perciò la musica per me? Direi un coltello a doppio manico, perché se da una parte mi consentiva di esprimermi, dall’altra mi faceva rendere conto di starmi circondando sempre più da un meraviglioso castello di specchi. Musica odi et amo in definitiva.
 
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Le mie influenze musicali sono le speranze e le ricerche che mi hanno ispirato grandi classici, quali David Bowie, Lou Reed, i Led Zeppelin, Phil Collins, i Commodores,… Sono cresciuto poi ascoltando tanta musica classica, fra cui Bach, Mozart, Beethoven, Schubert, Satie, Debussy, Glass, Mertens, perciò la mia passione per le colonne sonore si è sviluppata ascoltando Morricone, Piovani, Horner, Zimmer, che riuscivano meravigliosamente a rendere la mia vita multidimensionale e più saporita. La mie canzoni sono perciò un tentativo di sintetizzare tutti quegli ascolti per esprimere le emozioni caratterizzano la crescita e la ricerca di un giovane sognatore mentre diventa uomo. Con l’evoluzione della musica elettronica poi… insomma, sto sempre con la radio accesa e sono aperto a nuove suggestioni.
 
Tre aggettivi per definire la tua musica.
Beh..mi piacerebbe porre questa domanda ai miei ascoltatori..sperando che i miei aggettivi siano, in qualche modo, condivisibili: sognante, romantica e..(perché no?)..ottimista
 
Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Il nuovo singolo è un invito ad innamorarsi..che il risveglio della primavera (che ahimè tarda ad arrivare) possa essere il risveglio dei sensi e dell’amore; il singolo racconta di quell’esplosione di sensazioni ed emozioni che tuona in pancia prima di baciare quella persona che cambierà per sempre la tua vita. Racconta di quella profonda ed infinita pace che ti abbraccia appena capisci di non essere più solo e non bastare più a te stesso. Racconta cosa e come succede quando ti innamori.
 
Adesso è arrivato il momento per porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
La domanda che mi faccio più spesso! “Ma chi te lo fa fare?”
In un momento storico come questo, tra l’altro, in cui il valore economico della musica sta venendo sempre di più bisfrattato? Diciamo che appartengo a una generazione cantautorale che, dati alla mano, sembra non esistere più e che non convenga più che esista. Il lancio del mio primo album è avvenuto quando iniziavano a non essere più usati i CD, in cui il mercato stava cambiando, la richiesta stava cambiando e ciò nonostante, forse imprudentemente(?), ho scelto di dedicare la mia intera vita a questa professione. La figura del musicista è molto cambiata dal lockdown ad oggi, è diventata sempre più una questione di mediaticità e di intrattenimento. Oggi siamo stati algoritmicizzati tutti quanti, perciò o canti di ciò di cui si parla o non vieni assolutamente indicizzato e non c’è modo di essere scoperti. Pubblicità, main stream, moda, attualità, cronaca. Io invece ho studiato filosofia, ho cercato di esprimere il significato dietro alle apparenze, sono sempre stato convinto che la musica, le canzoni che ci cambiano le vita, avessero un ruolo rivoluzionario e maieutico. Ma il tempo corre, corre sempre di più, ed è sempre più difficile trovare i un momento per fermarsi e ascoltare veramente una canzone. Esistono, certo, ancora cantanti e canzoni che meritano di essere ascoltati e da cui conviene essere ispirati, ma la velocità con cui il mercato richiede una nuova uscita, costringe spesso la qualità ad essere sublimata dalla commerciabilità. La sfida perciò è impervia e ci vuole tanto coraggio e, forse, una buona dose di speranza e di lucida follia per intraprendere questo cammino. Però mi hanno sempre insegnato che quando da un palco riesci a commuovere almeno una persona tra il pubblico, allora significa che quello che stai facendo merita di essere perpetuato.
A livello storico il periodo che stiamo vivendo mi sembra un crocevia importante, in cui sta apparentemente cambiando tutto, ed è perciò che il mio compito diventa quanto mai, secondo me, indispensabile: per ripensarsi, per ragionarsi, per mettersi in discussione. Allora ho scelto di cantare le piccole qualità della vita, quelle che spesso si trascurano mentre siamo travolti dalle impellenze e dalle scadenze della vita. Non sono tra l’altro neanche d’accordo con quei specialisti che sostengono che tutta la musica sia già stata scritta, quindi la mia scrittura vuole spingersi aldilà della loopizzazione, nell’illusione che si possa ancora riuscire a scrivere una canzone che come una chiave, o una formula magica, possa ancora aprire cancelli verso giardini con fiori che non sono ancora stati odorati e possano farci tornare a sognare mondi fantastici e carichi di infiniti ulteriori orizzonti da superare. E la mia formula è presenza, essenza dell’emozione, e, forse, che la vera rivoluzione sta nel creare ponti con la tradizione. Semplicità, spontaneità, e verità, è questo che mi auguro arrivi ai miei ascoltatori e spero possa dargli la voglia di un ritorno alla genuinità.
 
Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Suonare musica è purificatorio, fa bene. Fare il musicista è spaziale perché t’investe anche di una responsabilità importantissima, perciò muoversi con cautela e tanta tenacia. Prima di tutto piacere a se stessi, poi piacere a tutti il più possibile, senza però troppi compromessi. Questa è la tua musica, la tua vita.