Ciao, benvenuto sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinato alla musica?
Ciao a tutti, grazie per avermi con voi!
Ho cominciato a suonare la chitarra tredici anni, grazie ad un laboratorio scolastico gestito dal mio professore di musica dell’epoca. Se devo essere sincero, non ricordo esattamente il motivo che mi spinse a provare lo strumento (verosimilmente, per far colpo sulle ragazze), ma decisi di dargli una possibilità.
Una schitarrata dopo l’altra, mi sono fatto strada nel mondo delle sei corde, imparando prima gli accordi base, e azzardando successivamente qualche parte solista. Fu quando però scoprii il blues che la mia vita artistica svoltò definitivamente: un amore a prima vista che plasmò radicalmente il mio modo di suonare la chitarra e di approcciare la musica.
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Bisogna in questo caso distinguere la questione ‘chitarristica’ dalla questione ‘cantautorale’.
Per quanto riguarda la prima, posso dire di essermi innamorato del blues grazie ad Eric Clapton, che poi ha aperto la strada a tutti i grandi del genere come BB King, Lightning Hopkins, passando per Robben Ford fino ad un più moderno John Mayer. Tentare di riassumere tutte le influenze in poche righe è veramente ostico.
Il cantautorato l’ho scoperto invece grazie a De André. In tal senso, il primo approccio alla canzone italiana (visto il mio fondamentalismo americano adolescenziale) è stata una vera e propria folgorazione, perché mai mi era passato per la testa che l’italiano e la musica potessero creare una commistione così potente ed emozionante. Ho cominciato quindi ad esplorare il mondo dei cantautori: da Guccini a Dalla, passando per Battiato e De Gregori, senza dimenticare Zucchero, Ligabue, Vasco, Paolo Conte e tanti altri (con una menzione d’onore per Gianmaria Testa, mio grande ispiratore), la passione per la musica d’autore mi ha raccolto e non mi ha lasciato più, aprendo la strada alle mie prime canzoni, e alla rocambolesca vicenda di Finecielo.
Quali tre aggettivi useresti per definire la tua musica?
Intima, essenziale, sfaccettata
Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Il nuovo singolo è uno dei pezzi più articolati dell’album.
Il carattere narrativo (poi ripreso ed accentuato nel videoclip) che sta alla base della sua composizione, mette in scena una caotica serata cittadina, e la rende metafora della testa del protagonista, in perenne fuga da se stesso e da ciò che lo tormenta. Il momento lirico centrale invece, costituisce la ‘liberazione’, il provvisorio avvicinamento alla felicità, intesa come liberazione dalle sovrastrutture, abbandono del personaggio.
A conti fatti, il pezzo parla proprio di questo, della felicità.
Adesso è arrivato il momento di porti da solo una domanda che nessuno ti ha mai fatto, ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Dunque…
La domanda sarebbe: come fai a fare una peperonata così buona Mattia? E io risponderei: bisogna dimenticarsela sul fuoco!
La peperonata è come la musica, bisogna dimenticarsi di saperla fare, per farla bene.
Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Di andare ai concerti, di mangiare sano, e ovviamente di dare un’occhiata ai miei profili social per restare sempre aggiornati sulle nuove uscite!
@finecielo ;)