"Nomea" è il nuovo album di Giorgia D'Artizio (Lilith Label): una suite tra jazz, folk e indie frutto di molte collaborazioni, che affronta il tema della pazzia. L'abbiamo intervistata
Raccontaci quali sono stati gli input principali che ti hanno guidata nella creazione di Nomea.
Nomea è una suite musicale che doveva avere come tematica principale la follia; da lì ho cominciato a scrivere fino a trovare una dimensione a me affine dove scrittura e melodie potessero narrare una storia.
Uno degli input principali è stato quello di pensare di scrivere a più mani l’operetta.
Avevamo voglia con Max e Freddy di allargarci con persone affini, e in Nomea siamo riusciti a tirare su un bel gruppo!
Max ha chiamato delle eccellenze locali come Clarissa Durizzotto, Mirko Cisillino, Marco D’Orlando, Laura Giavon, Caterina De Biaggio, Daisy De Benedetti.
Altro che input, una grande fortuna la mia di poter lavorare con queste persone.
In che modo la tua esperienza di vita ha influenzato le tematiche di Nomea?
È stato inevitabile che accadesse, sono comparse da tutte le parti le mie esperienze, e lavorare a Nomea mi è servito per focalizzare aspetti del mio essere che non avevo del tutto chiari eh eh…
Nomea è dunque certamente influenzata dalle mie esperienze personali essendo stata io ad occuparmi della scrittura dei testi.
Come vedi il rapporto tra creatività e follia nel contesto della tua musica?
Ahh, in Nomea abbiamo scelto di esplorare la tematica della follia, abitualmente ho diversi approcci nei confronti della creatività e della musica, la follia non è un elemento sempre necessario. Spesso ho bisogno di mettere ordine a quello che penso, scremando trovo senso e materiale per quello che faccio.
Posso dire che nella scrittura paradossi, metafore, l’uso delle parole in maniera non comune…, la poesia permette di essere folli talvolta, come la musica, il disegno, l’arte in generale.
Puoi parlarci della collaborazione con la Lilith Label?
Sono molto felice di iniziare questa collaborazione.
Conosco Cristina Nico e Sabrina Napoleone da anni e le seguo con molta stima e affetto.
Si occupano da tempo di portare in territorio ligure la musica al femminile e la loro etichetta Lilith Label è un ambiente ricco di stimoli e buoni propositi.
Ci tenevo a farle conoscere alla ciurma pazzesca, il mio gruppo, la collettiva.
Mi sento affine alla loro filosofia e le loro canzoni meritano di essere lette e ascoltate.
Sono due bravissime autrici audaci e stilose.
Spero che la nostra collaborazione si possa solidificare nel tempo, mi piacerebbe molto scrivere e collaborare con loro musicalmente.
Intanto oltre che a diffondere Nomea tra live e CD, porto avanti scheletri di nuovi progetti, mi piace comporre e non mancano nuove idee da plasmare.
Quali messaggi speri di trasmettere attraverso Nomea?
Non saprei, questo album guarda con dolcezza gli emarginati, le ultime.
I messaggi possono essere diversi, spero arrivino ironia e dolcezza, e che l’ascoltatore possa ritrovare umanità nei racconti delle canzoni.
Si vuole trasmettere liberazione attraverso un senso di confusione e disordine, ma poi è sempre molto soggettivo il messaggio che arriva.
La scrittura che ho usato, nonostante porti con sé immagini e colori, vuole rimanere aperta per lasciare scegliere a chi ascolta quale direzione prendere emozionalmente.