“L’infinito” è il nuovo singolo firmato da Raesta e Lafée, un brano nato durante i mesi di confinamento, in un tempo sospeso che ha trasformato la fragilità in creazione. Voce italiana e voce francese si intrecciano con delicatezza su beat eterei e synth liquidi, dando vita a una ballata intima e luminosa. Prodotto da Andrea Allocca e pubblicato da Kate Records, il brano non appartiene a un album, ma si presenta come un gesto a sé, un piccolo rito contro la dimenticanza. In questa intervista, i due artisti raccontano com’è nato e cosa significa per loro.
Innanzitutto, il brano è nato in un momento di "fragilità collettiva e ricerca interiore": in che modo questa atmosfera si è riversata nelle liriche e nella melodia?
Il testo di base era già scritto in francese e tradotto in italiano, poi l’abbiamo lavorato e trasformato insieme per cercare di rendere al meglio la poesia di quell’istante, mescolando emozioni e lingue, cercando in ogni lingua le parole giuste per esprimere sensazioni difficili da definire. Alla fine è stato abbastanza naturale ma anche molto soddisfacente perché sono concetti profondi e al limite dell’indicibile. Da lì, con queste immagini in testa, Stefano ha creato la musica, lasciandosi trasportare dalle sensazioni e dall’idea di poetica dell’istante.
Cosa ha significato per voi, in quel contesto di "pausa dal mondo", creare qualcosa che potesse "durare" oltre il tempo?
Quando eravamo tutti chiusi nelle nostre case, era come vivere in un mondo che non esisteva, come se ogni nostra realtà fosse indipendente dalle altre e questa “sospensione” ci ha ricordato altri momenti sospesi, di quelli che a volte riempiono di malinconia ma che vengono anche cancellati dagli istanti di grande amore, da questo sentimento di infinità che si crea quando sei nel posto giusto con la persona giusta. Ogni momento sospeso dovrebbe essere apprezzato per l’immensità che si cella dietro ed è forse questo il senso della canzone.
Il vostro brano è stato definito un "piccolo rituale contro la dimenticanza": in che senso? E quale tipo di dimenticanza intendete combattere?
I rituali sono fondamentali per riuscire ad apprezzare la bellezza e l’essenza della vita. Io credo profondamente che il mondo di oggi, veloce e tecnologico, strabordante di immagini, suoni, storie e vite altrui, ci distacca in un modo pericoloso dal reale e da quello che conta davvero, per cui bisogna anche saper fermarsi, lasciare scorrere il tempo più lento e guardare in se stesso per ritrovare l’essenziale: l’amore, l’amicizia, le gioie e la bellezza di un quotidiano che non guardiamo davvero e di cui non ci rimarrà niente se non impariamo a soffermarci ed ammirare la sua profonda concretezza.
"L'infinito" è stato pubblicato per Kate Records, un'etichetta attenta alle nuove scritture contemporanee. Come si è sviluppato il rapporto con loro e in che modo hanno supportato la vostra visione artistica?
Con Andrea Allocca collaboriamo da anni e c'è un'amicizia ormai decennale. I nuovi progetti targato Kate Academy ci hanno fatto capire su che tipo di direzione stanno lavorando e per questo brano entrambi sapevamo che lavorare lì, oltre che essere a casa, per noi era la scelta stilisticamente migliore.