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Lingue: “Non ho” e il coraggio di affrontare il dolore con una maschera da supereroe


Con il nuovo singolo “Non ho”, le Lingue aprono uno squarcio sincero e disilluso sulla fragilità umana, anticipando il prossimo album della band. Il brano nasce da un intreccio di sensazioni che si accumulano nel tempo fino a esplodere, raccontando la perdita delle certezze e l’illusione di uno “stare bene” che spesso è solo apparente. Non si tratta però di arrendersi: la canzone invita a reagire, a non restare ancorati al passato e a trovare rifugio anche in quelle maschere che, seppur fittizie, ci fanno sentire invincibili.

Nel corso dell’intervista, il gruppo riflette su come la musica possa trasformare il dolore in qualcosa di gestibile, modellandolo a propria immagine. E anticipa un disco che sarà attraversato da fragilità, rinascita e da una scrittura finalmente condivisa, pienamente corale. Un passo maturo e consapevole, fatto insieme.

“Non ho” sembra partire da una presa di coscienza amara: quando avete capito che era arrivato il momento di scrivere questa canzone?
Non pensiamo ci sia stato un momento ben preciso arrivato o vissuto per scrivere questa canzone, raramente in generale tendiamo a scrivere intorno ad un qualcosa che diventa “incorniciato” con il passare del tempo, tuttavia crediamo che questa canzone nasca da un accumularsi di sensazioni che alcune situazioni della vita hanno fatto si che si inanellassero e poi arrivassero tutte insieme a trovare riparo dentro a un brano.

La maschera di cui parlate è una forma di difesa o un modo per sopravvivere?
Crediamo che le due cose siano strettamente collegate, a volte si sopravvive proprio nel momento in cui si adottano meccanismi e forma di difesa.

Cosa significa per voi “reagire al dolore” attraverso la musica?
Significa probabilmente riuscire a dargli un senso, incanalarlo in un binario indirizzato verso un appiglio, forse attraverso la musica il dolore diventa più gestibile e di conseguenza magari si tramuta in una forma più facile da prendere per mano. Tanto il dolore non lo elimini, al massimo lo modelli sulla tua persona.

Quali sono le piccole cose che un tempo vi facevano stare bene e che oggi vi mancano di più?
Probabilmente la spensieratezza nell’affrontare situazioni che poi ritornano nel tempo, la percezione e la serenità con la quale si riescono a vivere gli eventi. Le piccole cose, che poi tanto piccole non sono, che forse ci mancano di più sono proprio quelle che mentre le stai vivendo ti accorgi che stanno svanendo in quello stesso identico momento e hai l’esatta sensazione che si stanno tramutando in nostalgia.

Il singolo anticipa un nuovo album: anche il disco sarà costruito intorno alla fragilità e alla rinascita?
Assolutamente sì, e non solo. In questo disco ci saranno le vite di tutti noi, forse al terzo disco finalmente siamo arrivati ad avere una scrittura veramente da band, non soltanto dal punto di vista sonoro ma anche e soprattutto da quello intenzionale e comunicativo.
Grazie per le domande ragazzi! Speriamo di sentirci super presto <3