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"Passi": l'introspezione musicale di Chantal nel cuore della fragilità




Chantal ci porta in un viaggio emotivo con il suo ultimo singolo, "Passi", un'ode alla fragilità delle relazioni e alla ricerca di comprensione reciproca. Attraverso testi intimi e una melodia jazz-pop che abbraccia l'essenzialità, Chantal esplora il delicato equilibrio tra il desiderio di connessione e l'ansia dell'autosabotaggio. È un invito a esplorare i nostri passi incerti con coraggio, scoprendo la bellezza e la complessità dei legami umani.

Ciao Chantal, benvenuta sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinata alla musica?
Ciao! Non ho un ricordo preciso, perché la musica è sempre stata parte di me. Da piccola non riuscivo a stare nemmeno un secondo senza ascoltare o canticchiare qualcosa. A due anni i miei genitori mi hanno regalato una mini tastiera con microfono incorporato, per assecondare quella che per me era già la normalità: cantare, sempre. Da lì in poi non mi sono più fermata: cantavo agli eventi organizzati dal mio paese, alle recite scolastiche, a feste di compleanno e matrimoni. Non è mai stata una fase o un interesse passeggero — è il mio modo naturale di esprimermi, ieri come oggi.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Sebbene ascolti moltissimi generi e artisti anche fuori dall’Italia — dal rap francese al reggaeton, fino al funk brasiliano — quelli che hanno influenzato maggiormente il mio stile sono Nayt, Marracash e Madame. Mi piace il modo in cui riescono a comunicare concetti profondi in maniera introspettiva ma chiara. Hanno uno stile riconoscibile, incastri mai scontati, e quella scrittura che arriva dritta senza apparire superficiale. È un tipo di approccio che sento molto vicino e che cerco anche nei miei brani. Ascolto anche molti artisti americani, da Kanye West e Travis Scott a Taylor Swift e Olivia Rodrigo — mondi diversi, ma tutti con un’identità fortissima. Quella che però sento più affine, sia a livello emotivo che stilistico, è Billie Eilish. Mi ispira la sua capacità di creare atmosfere intime ma potenti, le produzioni essenziali, il modo in cui riesce a raccontarsi senza sovrastrutture. Rende la vulnerabilità un punto di forza, e questo per me è centrale.

Tre aggettivi per definire la tua musica.
Diretta, vulnerabile, reale.

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Passi è una fotografia di un momento: l’ho scritto in quindici minuti, in un periodo in cui avevo bisogno di fare chiarezza sui miei sentimenti. Il messaggio che desidero trasmettere riguarda la comunicazione all’interno delle relazioni: il brano parla di quei pensieri intrusivi che spesso portano ad allontanarsi, di quei momenti in cui tutto sembra vacillare, ma che rappresentano invece un’occasione per non auto-sabotarsi e crescere. Credo sia fondamentale trovare il coraggio di esporsi, di parlare e di chiedere aiuto, perché la vera forza risiede nella capacità di condividere, e non nell’isolamento. Questo, a mio avviso, è il segreto che rende una relazione solida e autentica

Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere. 
Domanda: “Hai mai avuto paura che la tua voce non bastasse?”
Risposta: Sì, tante volte. Ma col tempo ho capito che non serve arrivare ovunque, né a tutti. Basta arrivare nel modo giusto, a chi davvero ha bisogno di sentirsi capito. Scrivere è il linguaggio più potente che conosco, l’unico in cui riesco a comunicare tutto, anche ciò che a voce non riuscirei mai a dire. E se anche una sola persona si riconosce in quello che racconto, allora espormi è servito.

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Non abbiate paura di condividere i vostri pensieri con l’altro, anche quando è difficile farlo, anche quando scappare sembra l’unica via di uscita. Mostrare come ci si sente non è una debolezza, è un atto di forza. A volte non troviamo le parole giuste, ma le sentiamo — e se una canzone riesce a tradurle al posto nostro, allora vale la pena ascoltarla. E magari tenerla stretta, finché serve.