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Paola Massoni: dipinti di romanticismo e mitologia


Deragliando dalle normali linee conduttrici della musica pop d’autore troviamo dischi pregiati, preziosi, dal peso lirico e melodiche che hanno la grazia di rivelarsi ma anche l’ostinazione di non piegarsi a regole e mercati dominanti. Cantante lirica ma anche scrittrice e da oggi cantautrice: Paola Massoni pubblica un lavoro impegnativo e ampiamente strutturato dal titolo “Alkemèlia”, pubblicato dalla RadiciMusic di Firenze anche in una prestigiosa edizione limitata sempre in CD che celebra l’estetica grafica e artigianale oltre misura con una confezione davvero curata. Sono 19 tracce, non poche… anzi, tutt’altro che poche. Ma sono canzoni in cui la mitologia di una figura fantastica chiamata Mèlia - forse alter ego della Massoni o comunque maschera allegorica di ognuno di noi - si dipana nel vissuto quotidiano dentro rimandi e sillogismi, racchiuso in una forma canzone davvero delicata, armonica e vellutata. E il tutto si fa chiaro e manifesto fin dalla primissima traccia, “Madrigali”, una poesia scritta e recitata dalla stessa Massoni che si innesta dentro reali suoni di bosco… e il mondo fantastico si rende visibile anche semplicemente nei suoni che introducono la successiva “Acqua madre”. E così procede il lavoro solenne della Massoni, tra elettronica e pop fantastico, tra riletture in musica di testi antichi, scritture originali e composizioni strumentali come “Limbo” che porta con se un dramma, una riflessione, una sosta, un simbolo di coscienza. Lasciamo girare “Io credo in te”, il singolo di lancio, forse il momento più popolare di tutto il disco.

Ciao Paola. L’ascolto di questo lavoro è stato rivelatore di equilibri assai particolari. Iniziamo dai testi. Visionari ma anche “pop”, se mi concedi il lusso. Il contenuto che danza tra realtà e mitologia, tra concretezza e fantasia senza troppo distaccarti dal pubblico quotidiano. Parlaci di questa scelta, di questo equilibrio che hai cercato…
C’è un tentativo di comunicare ad un pubblico appassionato della musica a tutto tondo, non necessariamente troppo elitario per uscire da un certo isolamento. Questo equilibrio tra ricerca e quotidianità rispecchia comunque il mio modo di vivere e vedere il mondo: la profondità non sta necessariamente nelle cose complicate o difficili.

Distanza che però hai in qualche modo rimesso in salute in momenti del disco davvero importanti e per niente comuni come "Lamentomi et sospiro”. Ed è un brano che segue una melodia pop come “Meraviglioso è” e che anticipa un brano internazionale ed epico come “The Way”. Perché dunque questa scelta?
La varietà e la ricerca di un linguaggio personale è stato il mio filo conduttore, insieme al testo teatrale che ha ispirato i brani musicali, soprattutto alcuni come Acqua Madre o La ballata del tempo o The Way che precede il finale di Visio. Altri brani invece, come Lamentomi et sospiro o Meraviglioso è, erano già stati composti e sono stati rivisti, arrangiati e inseriti negli spettacoli teatrali. Sono riflessi, manifestazioni di stati d’animo molto diversi tra loro, ma che convivono  armoniosamente, come molti aspetti non necessariamente simili abitano dentro noi stessi.

E restando su questo brano: come sei riuscita a musicare un testo del 1300? E quanto l’antichità e il contesto di quel testo ha influito sulla direzione artistica?
Io compongo al pianoforte e lascio andare le mani senza un preciso disegno premeditato, poi inizio a cantare ad annotare delle soluzioni che mi sembrano azzeccate e mi faccio portare dall’immaginazione. In questo brano ci sono echi di un’antichità anche più lontana di quella medievale che in qualche modo risalgono e si avvicinano a noi, ma del Medioevo c’è sicuramente il misticismo e una spiccata passione espressa dal ritmo. In tale epoca il corpo era mortificato rispetto all’anima, ma allo stesso tempo era molto presente in ogni aspetto della vita, anche religiosa.

Nei 19 brani c’è anche spazio per il teatro e la recitazione. Una dimensione che comunque hai sempre celebrato nella tua carriera… e se vogliamo questo disco è figlio proprio di un testo teatrale o sbaglio? 
Questi brani sono stati realizzati per la prima volta all’interno della Trilogia teatrale I Misteriosi Mondi di Melia, libro pubblicato nel 2018 per la Ibiskos Ulivieri e contenente dei Qrcode che rimandano ai trailer dei vari spettacoli. L’Album contiene le musiche composte da me con lo stesso organico strumentale originale, un progetto davvero ambizioso che con sacrificio ma anche soddisfazione sono riuscita a portare a compimento. Si tratta di un viaggio alla ricerca della propria interiorità tra musica, recitazione, danza e videoproiezioni, ma non è solo un viaggio mistico, si passa attraverso la quotidianità, per questo la musica rispecchia anche questi lati meno ricercati: il rispetto per la natura, la tolleranza del diverso, l’andare oltre molti pregiudizi, la ricerca di una verità che per l’uomo non sarà mai completamente svelata, ma che è importante non smettere di indagare.

A chiudere: la critica è la ricezione di un’opera simile è prevedibilmente faticosa con i tempi che corrono oggi. Quanta attualità hai nascosto tra la mitologia fantastica di Mélia?
Vengono affrontati molti temi di attualità in questo viaggio musicale. Alcuni che ho già citato sono la necessità del rispetto della natura, del riapprezzare le piccole cose di ogni giorno, del dialogo, del tempo, con tutti i dubbi e le riflessioni che si possono fare in un’epoca così piena di contrasti, così apparentemente evoluta e invece tanto fragile, perché basa la propria esistenza su ciò che è esteriore e non invece sulla propria anima. Ecco Alkemèlia parla proprio di questo e sia la musica che i testi ci accompagnano in una discesa profonda che alla fine però ci porta a rivedere la luce.