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Sarah Stride presenta “Remixes EP”. L'intervista


Sarah Stride è una cantautrice italiana, attiva sulla scena indipendente con album, performance, live, video arte, happening e piece teatrali, ricerca, pubblicazioni e laboratori nel campo dell’arte-terapia in ambito psichiatrico, pubblicità e collaborazioni sia dal vivo sia in studio con artisti italiani e internazionali tra cui Ivano Fossati, Aldo Nove, Carlo Boccadoro, La Crus, Renato Garbo, Masbedo, Howie B, e altri ancora. In occasione dell’uscita di “Remixes EP”, abbiamo intervistato Sarah Stride.

Ciao Sarah e benvenuta sulle pagine di Cherry Press! E' da poco uscito “Remixes EP”. Puoi raccontarmi come è nato questo nuovo progetto?
Ciao! L’idea dei remix è nata dopo aver ascoltato un primo esperimento fatto da Coclea sul brano Un Esercito. Sia io che Alessandro Rinaldi, mio manager da cui era partito il primo input, siamo rimasti folgorati dalla nuova vita del brano e abbiamo pensato, insieme a Sudio Noesis (che ha sponsorizzato il progetto) che un ep di remix sarebbe stato un ottimo modo per far vivere ancora i brani di “Prima che gli Assassini” con una veste assolutamente inedita.

Quali sono stati i momenti di maggior soddisfazione durante le sessioni di registrazione?
Purtroppo non posso rispondere direttamente alla domanda perché i produttori hanno avuto assoluta carta bianca per quanto riguarda la produzione dei remix e hanno lavorato in totale autonomia. Quindi posso dirti che il momento più entusiasmante è stato quello della sorpresa, quando sono arrivati, uno alla volta, uno diverso dall’altro e con una specifica identità per ognuno.

A chi dedichi questo nuovo lavoro discografico?
Per rubare le parole di Fabrizio de Andrè o meglio dello scrittore Alvaro Mutis: “A chi viaggia in direzione ostinata e contraria”.

Come è nata la collaborazione con Simona Angioni e Kole Laca?
Ho conosciuto Simona durante uno spettacolo teatrale, si chiamava “Panico” lei scriveva di conigli volanti piovuti dal cielo ed io cantavo un brano di Matteo Salvatore vestita da Zingara. Due “inconciliate” che si sono riconosciute immediatamente e per le quali lo scrivere insieme (cosa per me assolutamente nuova) è stata un esperienza naturalissima basata sulla assoluta comunione di visioni, intenti e sensibilità.
Per quanto riguarda Kole, lo seguo dagli esordi di 2Pigeones e mi hanno sempre molto incuriosita ed entusiasmata il suo gusto compositivo e l’ecletticità delle sue produzioni principalmente per quanto riguarda l’aspetto ritmico, che riesce a risultare sempre molto fluido nonostante la complessità che lo contraddistingue.
Il primo brano sul quale abbiamo lavorato è stato “Il Figlio di Giove” che è stato anche il primo singolo presentato. Ti basti sapere che dopo questo iniziale esperimento non abbiamo quasi dovuto dirci più nulla.

Dal tuo esordio discografico ad oggi, come sei cambiata?
Come ho scritto in un recente testo “ho i capelli più lunghi e un po’ meno spavento”. In realtà dentro queste due parole c’è un mondo, la vita, per fortuna, nella gioia e nel dolore, è un esercizio continuo. Siamo abituati a percepirci molto definiti, con i nostri limiti, le nostre paure, le nostre qualità ecc… eppure basta pochissimo perché i paradigmi che ci determinano saltino improvvisamente e ci facciano percepire quanto altro possiamo essere, molto al di là di quello che pensiamo di noi. Ecco, forse la cosa più importante che ho acquisito in questi anni è la capacità di sorprendermi, di non agire secondo schemi familiari e di “fidarmi” nel senso più intimo del termine di ciò che la vita vorrà farmi attraversare.

L’intensa attività live, proposta in varie declinazioni (da quintetto a duo) ha portato la formazione ad aprire importanti concerti di artisti italiani e internazionali tra cui Eugenio Finardi, Rokia Traoré, Erlend Oye (King of Convenience), Television. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze?
Sicuramente l’importanza di essere agili e adattabili a qualsiasi situazione di palco e di tempi e che gli artisti stranieri, ahimè, generalmente sono sempre molto più rispettosi e accoglienti degli italiani!

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Siate più coraggiosi che prudenti. Sempre.

Intervista a cura di Barbara Scardilli