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Greenpeace: fondi europei per la ripresa devono dare priorità a persone e pianeta


Ieri a Bruxelles rappresentanti di Greenpeace e della società civile hanno consegnato una petizione, firmata da oltre un milione e trecentomila cittadine e cittadini europei che chiedono all’Unione Europea di utilizzare il denaro dei contribuenti per finanziare una ripartenza giusta e sostenibile e non per attività inquinanti e distruttive.

Attivisti di Avaaz, Greenpeace e Transport & Environment, a nome del Green10, hanno consegnato la petizione a Rudy Volders, del gabinetto del Presidente del Consiglio Charles Michel.

Gli attivisti hanno mostrato striscioni recanti la scritta: “I nostri soldi. Il nostro futuro” in diverse lingue. Sullo sfondo dozzine di sacchi di denaro a simboleggiare i 1850 miliardi di euro che verranno discussi al vertice del Consiglio europeo.

I leader europei si incontrano oggi per decidere le sorti del pacchetto di aiuti finanziari post COVID_19. La sola Ue metterà a disposizione 1850 miliardi di euro attraverso il proprio bilancio ed i fondi per la ripresa (recovery funds). E’ fondamentale che questi fondi non vadano ad industrie inquinanti come l'industria dei combustibili fossili, le compagnie aeree e l’agricoltura industriale.

Per mettere in guardia contro il rischio reale che questi fondi finiscano per sostenere attività distruttive e inquinanti le organizzazioni facenti parte del del Green10 insieme ad Avaaz, Sum of Us e WeMove, hanno inviato una lettera ai capi di Stato o di governo dell'UE, spiegando quali attività non dovrebbero essere supportate dai fondi per la ripresa e indicando la giusta direzione per una ripartenza che possa considerarsi davvero sostenibile. Il gruppo di firmatari afferma che gli strumenti per la ripresa e resilienza proposti dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (€ 560 miliardi) non siano sufficienti a garantire che l’UE raggiunga i propri obiettivi su clima e ambiente.

“Prima che questa terribile pandemia sconvolgesse la vita di milioni di persone, il nostro Pianeta era già “malato”- commenta Chiara Campione, Senior Strategist di Greenpeace Italia - dalla distruzione delle ultime foreste pluviali agli allevamenti intensivi, dal commercio di armi ai cambiamenti climatici, dall’inquinamento atmosferico nelle grandi città all’invasione della plastica nei nostri mari. La ripartenza dopo il Covid-19 è un’occasione storica che può consentirci di porre una volta per tutte le basi per consegnare alle future generazioni un mondo verde, sicuro e pacifico. Per questo chiediamo al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e leader europei di utilizzare i soldi di noi cittadine e cittadini per costruire un futuro che metta le persone ed il Pianeta prima del profitto investendo su salute, educazione, energie rinnovabili, green jobs, agricoltura ecologica e trasporto pubblico”

L'Agenzia Internazionale per l'Energia, così come diversi importanti economisti, sono tra coloro che hanno chiesto una "ripartenza verde" post-Covid-19 che "ricostruisca meglio" (build back better), tagliando le emissioni di CO2 e stimolando l'economia. Secondo Agora Energiewende, solo 80 dei 1850 miliardi di euro previsti sono vincolati per la protezione del clima, mentre prima del 2027 sono necessari 2400 miliardi di euro per raggiungere l'obiettivo al 2030 per il clima dell'UE.