Il pomeriggio del 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone muore in un attentato a Capaci insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli uomini della sua scorta. Iniziano allora i 57 giorni più difficili del magistrato che più di altri ha condiviso con lui i successi e le difficoltà della stagione di lotta contro la mafia: l’amico Paolo Borsellino. Borsellino si lancia nel lavoro d’indagine. Vuole fare luce sulla morte dell’amico, scoprendone le cause e trovandone i responsabili. Ma l’uomo che ha visto morire Falcone tra le braccia, non è più quello di prima: è indurito, chiuso e si isola persino da amici e familiari. Ai colleghi annuncia: “Sappiate che questo è anche il nostro destino”. Una storia raccontata da “Paolo Borsellino, l’ultima stagione” in onda venerdì 17 luglio alle 21.20 su Rai Storia e in replica domenica 19 luglio all’interno di Speciale Tg1.
Borsellino sa che lui sarà il prossimo obiettivo di Cosa Nostra e un attentato sembra ogni giorno più inevitabile. Il 19 luglio in via d’Amelio, dove abita la madre che va periodicamente a trovare, Borsellino va incontro al suo destino segnato. Alle 16.58 un’autobomba piazzata sotto il condominio uccide il magistrato e i 5 agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. A ricordare il giudice Borsellino sono l’ex Presidente del Senato Pietro Grasso, gli ex giudici del pool antimafia Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello, la Presidente del Tribunale di Marsala, Alessandra Camassa, l'ex Ministro di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, Il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Palermo, Roberto Scarpinato, il Consigliere di Corte d'Appello del Tribunale di Salerno, Diego Cavaliero, e i giornalisti Francesco La Licata, Saverio Lodato, Attilio Bolzoni, Umberto Lucentini e Giovanni Bianconi.