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Giuseppe D’Alonzo: la psichedelia leggera italiana

Un nuovo disco, ancora un altro capitolo in italiano per un artista che ha una carriera di pubblicazioni in inglese, dallo sfacciato stile rock americano e in tutte quelle derive che hanno reso celebre un’epoca prima ancora che un modo preciso di pensare alla musica. “Strane forme di complicità” è un disco di psichedelia anni ’70 che vira bruscamente dentro soluzioni pop d’autore italiano… mantecando i due versanti esce quel sapore che ricorda molto l’Italia della rivoluzione artistica di fine anni ’70, forse anche prima, di quando le melodie erano sottili e acide, larghe e visionarie, lisergiche in tutto e per tutto. A bandiera di questa luce post-apocalittica, post-rock, troviamo il bellissimo video della title track diretto e realizzato da Michele Bernardi.

Un nuovo disco che arriva a stretto giro dal precedente lavoro “Tornerà”. Un momento molto ispirato? Come mai questa scelta?

Si, di certo è un periodo molto ispirato.

Dal 2016 fino ad oggi ho pubblicato un cd all’anno, probabilmente tra un po' mi prenderò un po' di riposo e mi dedicherò di più a suonare live, perché mi è tornata molta voglia di fare live, magari anche in acustico. In questi anni mi ha investito un mare di musica e ho voluto farla uscire.

Una scelta consapevole e più razionale sarebbe stata quella di tenerla nel cassetto e farla uscire un po' per volta, ma sono tutt’altro che razionale, sono istintivo e mi piace cogliere il frutto quando è ora, non metterlo in frigorifero per consumarlo più in là...

Che poi se non sbaglio “Tornerà” ha segnato il tuo “ritorno” all’italiano… che si conferma con questo nuovo disco. Come ti trovi a scrivere nella nostra lingua? Resterai fedele a questa linea?

Assolutamente sì. È stata per me una felice conferma. Pur continuando a scrivere in inglese per la mia band storica i “Crabby’s”, il cantautorato italiano si è ormai impossessato di me e spero di continuare ad esserne posseduto.

Tutto in italiano tranne l’ultima canzone che condividi con Melanie Crew. come nasce questa collaborazione… ma soprattutto perché?

È una mia caratteristica quella di scrivere canzoni anche per voci femminili, ho fatto diverse collaborazioni, quella con Melanie è stata davvero magica. Ci siamo conosciuti su soundcloud. 

Lei è di Londra, ma la musica può creare subito un feeling tra le persone. Apprezzavo molto la sua voce cristallina, e i suoi lavori, così  tra una chat e un’altra le ho proposto di cantare una canzone che lei stessa mi aveva ispirato. Fortunatamente le è piaciuta tanto e ha accettato subito di fare questa collaborazione, che porterà di sicuro ad un seguito musicale…magari un giorno sarò ospite in una delle serate che fa spesso nei Pub di Londra e faremo un pò di brani acustici insieme.

E poi va sottolineato assolutamente questo video di lancio con la bellissima collaborazione di Michele Bernardi. Che storia è stata questa?

Michele è un artista autentico, molto impegnato e quindi anche un po’ difficile da raggiungere e conquistare. Credo che il brano e la storia che volevo raccontare lo abbiano colpito e ispirato. Non c’è nulla di più bello quando un artista può lavorare su un progetto che lo diverte. Avevo questa idea dell’uomo con la faccia integrata in un display, il simbolo hashtag espressione dell’omologazione, del paesaggio apocalittico, del gioco di parole Raw War, e lui è riuscito a creare un’animazione a mio avviso stupenda e allo stesso tempo inquietante, proprio come la immaginavo, come la volevo. È davvero eccezionale.

Mi ero innamorato del suo cortometraggio “Mercurio”, lavorare con lui è stato per me davvero bello.

Per finire a Giuseppe D’Alonzo chiediamo: in un momento così concentrato sulla razionalità delle cose, quanto è importante sognare?

I sogni ci vengono a trovare di notte, ma non dobbiamo mai dimenticare di sognare anche di giorno, sognare ad occhi aperti. Dobbiamo sempre credere in questo universo con cui proprio i sogni ci mettono in comunicazione, il nostro subconscio, il nostro lato infantile, il lato destrutturato e irrazionale brulicante di creatività.

I sogni restituiscono i colori ad una vita che altrimenti sarebbe grigia e permettono di comunicare emozioni senza le parole, nude e crude così come arrivano.