Dopo gli ottimi riscontri di “Ruok” prosegue il percorso discografico di Giraffe, all’anagrafe Lorenzo Passamonti, con il nuovo singolo “Diamanti grezzi”, un pezzo pop-punk che per le sonorità richiama molto l’America di Muchine Gun Kelly e Yungblud. Ciò che salta all’orecchio è il clima generazionale e “rivoluzionario” delle chitarre elettriche contrapposte all’arrangiamento dei bassi tipico della trap/hip hop. «Ho voluto concentrarmi sulle liriche perché sentivo di dover dire molto», afferma l’artista. Il testo è infatti in continua dinamica, la prima strofa sembra quasi voler dire strappiamoci i vestiti e baciamoci, il ritornello è un inno alla “resistenza” mentre la seconda strofa è un rap personalissimo.
GIRAFFE si racconta ai lettori di Cherry Press in questa intervista!
Ciao ragazzi,
Io ho iniziato a suonare la chitarra classica da piccolissimo, avevo circa 10/11 anni e già mi muovevo tra primi concorsi classici ma stavo in fissa con il punk rock e tutta la scena underground.
Inutile dirti che in 0-2 appesi la chitarra classica al muro e iniziai a jammare in sala con ogni cosa emettesse un suono. A 16 anni ho firmato il mio primo LP con Le Riserve e a 18 subito il secondo. Con loro mi sono divertito tantissimo, ho suonato in più o meno tutti i locali della scena (Stazione Birra, Blackout, Zoobar, etc) fino ad arrivare anche a Berlino al Lido (un degrado che potete solo immaginare). Nel frattempo già frequentavo il Saint Louis college of Music, insomma avevo deciso di fare il tournista fin quando a 19/20 ho capito che non era quella la mia strada ma che volevo fare Arte.
Così ho iniziato a scrivere ed è nato il progetto Giraffe, il resto lo leggerete presto su qualche libro di storia.(scherzo)
Ho sempre visto la giraffa come un animale sensuale ed elegante ma al tempo stesso imponente ed è un po’ quello che vorrei lasciare nell’immaginario delle persone con la mia musica.
Negli anni ho veramente avuto modo di suonare tantissimi generi dal punk al reggae piuttosto che il blues o il jazz.
Non saprei definire da cosa sono stato più influenzato però ho degli artisti che per me sono veramente dei fari nella notte come Jeff Buckley per citarne uno.
Quando ascolto lui mi sento a casa.
Sensuale, anarchica e..
Il futuro appare così incerto che si perde la voglia di affrontare anche le cose più piccole.
Invece il futuro è in mano nostra, di noi giovani, se non cambiamo noi nessuno lo farà al posto nostro.
L’Ep sarà un'immersione totale in questo concetto che è la mia generazione. Quello che stiamo vivendo noi oggi non è mai stato raccontato prima, nella musica così come nei libri di storia e quindi trovo che ci siano una marea di contenuti e tematiche nuove da affrontare assolutamente.
Ho provato e sto provando a fare esattamente questo.
Come per il nostro futuro anche il futuro della musica dipende da noi, basta attaccarci alle leggi del mercato…ora più che mai abbiamo bisogno di contenuti piuttosto che di Hit. Torniamo a cercare l’Arte!