Il 3 febbraio è uscito il nuovo romanzo storico di Maria Elisabetta Giudici dal titolo “I Guardiani delle Aquile” edito dalla casa editrice Castelvecchi.
L’immagine di copertina, ideata dal direttore editoriale della collana I tasti Castelvecchi Lit, Michele Caccamo, riassume lo spirito solare e meditativo del romanzo.
Un cacciatore con le aquile con accanto al suo "amico" cavallo e la sua "amica" aquila di fronte alla libertà assoluta, selvaggia, aspra e meravigliosa del deserto del Kizilkum in Uzbekistan.
L'autrice ci racconta il suo ultimo libro “I Guardiani delle Aquile”.
Partiamo proprio dal titolo, perché “I Guardiani delle Aquile”?
Volevo parlare di Asia, di Gran Bretagna, di Russia, insomma dei grandi imperi. L’asia centrale allora era piena di cacciatori con le aquile, oggi ne sono rimasti solo qualche migliaio. E poi l’aquila è il volatile più famoso e più potente, come i miei protagonisti.
Quanto incidono i tuoi viaggi nella scrittura dei tuoi romanzi?
Molto. In tutti e tre i romanzi parlo di viaggi, i miei viaggi. Il viaggio è una porta aperta che ti fa passare da una realtà a un’altra, quanto di più meraviglioso?
Viaggiare per te è...
Viaggiare per me è la felicità, la cultura, la curiosità, lo studio, il pensiero, la meditazione, la crescita. Insomma, è tutto.
Il viaggio di Tristan Ek, marinaio italo irlandese e Arkadiy Makarov, ufficiale dell’esercito imperiale russo si mescolerà all’annodarsi di quali relazioni?
Beh, nei lunghi viaggi spesso si incontrano persone a cui ci si lega. È quello che succede ai miei due protagonisti che incontrano entrambi i “loro altro io”, il “loro doppio se”, cioè quello che vorrebbero essere, personificato da due uomini di quei territori che hanno fatto della natura la loro compagna di vita. E poi la relazione forte con quei territori meravigliosi, apparentemente inospitali, il cui fascino li catturerà fino a lasciarsi alle spalle la loro vita precedente.
Stai già pensando ad una nuova trama di un libro?
Veramente ho appena finito il mio quarto libro, dove si cambia panorama, si viaggerà nel Maghreb nel 1830.