Sicuramente libertà significa dare voce ai tanti desideri nonché alle varie personalità che ci abitano, l’importante è essere un buon direttore d’orchestra che le faccia convivere armoniosamente. In questo lavoro ho cercato di non censurarmi, di non obbedire a delle convenzioni ed è così che è uscito fuori un disco istintivo e multilingue.
Il suono è nato dal desiderio di allontanarmi un po’ dal cantautorato classico, di provare a prediligere strumenti elettronici a quelli acustici per vedere dove mi portavano. È stato di grande ispirazione un synth reface cs che mi hanno regalato; ha aperto la mia immaginazione con milioni di suoni “spaziali” nei quali mi sono persa gioiosamente.
La canzone “libre” per esempio era nata chitarra acustica e voce... ma cercavo qualcosa di diverso, volevo uscire dalla mia zona di comfort. Così ho eliminato l’acustica, e ho iniziato a sperimentare sulla melodia, a creare cori, un tappeto di suoni di synth, dei riff di chitarra elettrica, un basso distorto e una ritmica incalzante. La parte più difficile è stata poi lavorare per sottrazione... avevo riempito troppo il brano e rischiava di rimanere soffocato dai suoni. C’era bisogno di un po’ di aria, di lasciare solo ciò che era veramente necessario.
La produzione è quasi interamente mia (9 brani su 11) poiché ho lavorato soprattutto durante il lockdown. 2 brani (“all that you see” e “volvere’”) sono stati prodotti da Andrea Di Cesare (violinista e produttore che stimo molto e con cui collaboro da quasi 20 anni).
È stata sicuramente un’ottima valvola di sfogo. Devo ammettere di aver vissuto il lockdown in modo sereno; proprio quello spazio dilatato senza pressioni mi ha permesso di scrivere in piena libertà. Di certo avevo il privilegio di avere la musica: un luogo costruttivo dove poter concentrare i pensieri, i timori e le incertezze di quel periodo e di questo momento storico.
Racconterà la storia della resistenza, dell’arte come terapia, come motore per andare avanti. Ho già portato il disco un po’ in giro per l’Italia e non vedo l’ora di continuare a farlo. Oltre alla formazione completa con la band ho trovato altre 2 formazioni in cui sento che il disco esce fuori bene live: in duo con Giampaolo Scatozza alla batteria elettronica e da sola con l’aiuto della loop, del synth, della chitarra elettrica e di una drum machine. A Febbraio porterò “Libre” live negli Stati Uniti.