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Miranda Cortes: un disco assolutamente libero nel suo “Coraggio”


Titolo che forse inneggia al massimo significato della sua stessa natura. Si intitola “Il Coraggio” il nuovo e per molti aspetti primo lavoro personale di Miranda Cortes, musicista italo-francese di stanza a Venezia. Fisarmonicista ma anche compositrice a tutto tondo che trova coraggiosamente una via di libertà, di coraggio appunto: un disco impegnativo, decisamente fuori stilemi e categorie ampiamente riconoscibili. Come lei stessa ci dirà: “Ebbene meglio non definirlo e semplicemente ascoltarlo, spesso le etichette possono allontanare gli interessi, l'ignoto invece potrebbe interessare rendendo le persone disponibili ad esplorare ciò che non conoscono, chissà…”
Avanguardia che fa da corona ad una fisarmonica tinta di istinto e fascinazione. Tante le derive che dal classico nascono e puntano in un altrove che, sinceramente parlando, non sono capace di definire. Un disco davvero molto interessante, di ricerca del bello, di innovazione paradossalmente antica.

Possiamo dire che questo è il tuo primo disco ufficiale? Un disco davvero tuo come non è mai stato prima altro?
Si, un disco mio dalla A alla Z con le mie composizioni e la mia direzione artistica, in cui suono sia da solista che insieme ad altri musicisti chiamati per l'occasione come il violoncello, il violino, la chitarra elettrica, un quartetto d'archi, l'elettronica...quindi  per quanto mi riguarda è un bel traguardo sul quale ragionavo da qualche anno.
Questo lavoro discografico completa gli altri nove cd registrati in precedenza, che considero di gran spessore artistico sia per i musicisti con cui ho registrato che per i contenuti artistici in essi contenuti. Già in alcuni di questi Cd compaiono brani scritti da me come in "Ferme tes yeux" (2007) con il mio quartetto LA Frontera, oppure 'Ndar" (2016) con la cantante Rachele Colombo

Eleonora Fuser la citiamo perché madrina anche del video. La maschera, il tango, l’amore, la seduzione… un disco di prossimità questo, un disco caldo… vero?
Eleonora Fuser è un incontro molto importante avvenuto nel 2020 in una produzione teatrale che ci ha visto coinvolte lei come attrice e la sottoscritta come musicista in scena. Ero una sua fan già da lungo tempo, e in quella circostanza ci siamo conosciute ed apprezzate artisticamente. La sua presenza nel video è incisiva, lei indossa la maschera della Strega e volteggia in una danza rituale molto interessante. Infatti il sottotitolo di “Cortango” è "Il Tango della maschera" che ognuno può interpretare liberamente, di certo il video integrale, molto più lungo del teaser, può farci capire molto di più sul significato di questo brano, che solo tango non è....
E tutto il disco è in fin dei conti una grande ricerca guidata da un filo rosso, la trasformazione o ancora meglio la metamorfosi del suono, dove il primo brano acustico "Sempre"  evocatore della bellezza lagunare veneziana  si collega all'ultimo "La Terre et le Ciel"  in cui l'elettronica penetra e trasforma il suono al naturale della fisarmonica e dona un'immagine visiva proiettata in una nuova dimensione

Che poi sembra davvero essere un suono in controtendenza anche ai tempi e alle abitudini: siamo nel tempo delle distanze e delle etichette per confezionare tutto. Io, invece, sinceramente non saprei come definirlo questo disco…
Ebbene meglio non definirlo e semplicemente ascoltarlo, spesso le etichette possono allontanare gli interessi, l'ignoto invece potrebbe interessare rendendo le persone disponibili ad esplorare ciò che non conoscono, chissà... vorrei essere ottimista da questo punto di vista e credere che la semplificazione del pensiero in atto ormai da un bel po' di tempo non coinvolga la maggioranza, e che invece siano molte le persone interessate a darsi da fare per assaporare il Bello. 
Mi rendo conto di aver prodotto un lavoro fuori dagli standard, ma ho riversato in lui tutto il mio amore per ciò che amo fare da molti anni, suonare e comporre. La mia ricerca come Artigiano dei Suoni significa lavorare meticolosamente in un laboratorio lontano dai riflettori della mondanità, in cui la verità del proprio fare assume il compito di diventare manifestazione del sè e allo stesso tempo dono per il prossimo. La Bellezza delle arti non può che elevare le menti e permette loro di volare lontano, e questo non accade nelle forme standardizzate, dove la ripetizione diventa un mantra meccanico di distrazione, svuotato da riflessioni in ciò che si ascolta. 

Dal vivo stai suonando? Ora che si sono riaperte le gabbie ti vedremo anche live?
Magari si, anche se questa non è la mia preoccupazione maggiore in questi tempi abbastanza aridi ... e purtroppo, come ben dici si sono riaperte le gabbie, e pure con il QRCode. Pertanto suonare perché? Dovremmo chiederci ancora una volta: qual'è lo stato dell'Arte oggi? A che cosa serve? A riempire le gabbie?
Personalmente  ritengo che ad oggi l'arte di strada sia la più onesta da percorrere in questa fase, stare in un contatto vicino con la gente, cercare l'aggregazione sincera delle persone, parlare e scambiarsi i propri pensieri. Ogni opportunità in questa direzione può rappresentare ciò che in questo momento m'interessa di più.