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Chiara Cruciani: "Dedico questo romanzo a nonna Luisa e a mia madre Patrizia, due donne straordinarie"


«Questo libro vuole essere un modo per tornare ai tempi in cui ci si sedeva a tavola e i nonni ci raccontavano storie di guerra, di amori e di sentimenti autentici. Quell’amore fatto di attese, di sguardi e di parole sussurrate davanti ad un tramonto (o un’alba). Questo racconto è un inno alla vita e alla speranza, quella che non ci deve mai abbandonare. Luisa ci mostra come è possibile affrontare le difficoltà sempre a testa alta»
, ha raccontato la scrittrice ravennate Chiara Cruciani a proposito della genesi del suo nuovo romanzo.

La nostra intervista.

Come è nata la tua voglia di scrivere?
In realtà questa passione è nata per caso, scrivere per me è stata una scoperta, un modo per esteriorizzare i sentimenti e una valvola di sfogo in un momento difficile. Quando ho scoperto la storia di nonna Luisa ho deciso di metterla nero su bianco, man mano che scrivevo i personaggi prendevano vita nella mia immaginazione e così ho deciso di lasciarmi trasportare dalle emozioni trasformando una sorta di quaderno delle memorie in un romanzo.  Spero di aver trasmesso l’emozione che ho provato scrivendo la storia di nonna Luisa. 

Quando finisci di scrivere un libro chi lo legge per primo?
Mia madre è la mia “complice” nella scrittura ed è la mia prima lettrice e critica. 

Ci parli del tuo romanzo “Non solo un’alba”? Qual è l’idea che ti ha portato a scrivere questa storia?
Io lavoro in sala operatoria e durante il periodo di lock-down, come molti, sono rimasta isolata dalla mia famiglia per prevenire il contagio. L’unico modo che avevo per stare vicino alla mia famiglia era parlare con loro telefonicamente. Un giorno, durante una di queste conversazioni, mia madre accennò a un episodio accaduto a mia nonna quando era giovane e di come la febbre spagnola avesse cambiato la sua vita. Ne rimasi affascinata subito e cominciai a farle mille domande. Poi proposi a mia madre, che è casalinga e in zona rossa non poteva muoversi, di provare a scrivere una sorta di quaderno delle memorie perché quelle incredibili vicende sembravano quelle della protagonista di un libro. Mi rispose che un giorno o l’altro l’avrebbe fatto.  Ogni giorno mi raccontava un capitolo nuovo e pian piano tutta la storia prese forma, io nel frattempo prendevo appunti e, una volta terminata la storia, ho deciso di provare a scrivere nero su bianco tutto quello che avevo ascoltato. 

Cosa vuoi trasmettere ai lettori con il tuo nuovo romanzo?
Credo che leggere sia come viaggiare, estraniarsi dalla vita frenetica di ogni giorno e ritagliarsi un momento in cui si può essere altrove, si può diventare qualcun altro e si possono vivere grandi avventure. Penso che un buon libro, per essere definito tale, debba lasciarci qualcosa, un’emozione, un ricordo, un pensiero. Scrivere per me è stata una scoperta, un modo per esteriorizzare i sentimenti e una valvola di sfogo in un momento difficile. Spero di aver trasmesso l’emozione che ho provato mettendo nero su bianco la storia di nonna Luisa e spero di continuare a scrivere storie che lascino qualcosa di positivo in chi le legge. 

A chi dedichi questo libro?
Sicuramente dedico questo romanzo a nonna Luisa e a mia madre Patrizia, due donne straordinarie dotate di una forza di volontà infrangibile. 

Stai lavorando su dei nuovi progetti in questo momento?
Sto lavorando alla stesura di un nuovo romanzo molto diverso da “Non solo un’alba” ma ancora in fase di elaborazione, spero di riuscire a terminarlo entro questo inverno.