Già dal titolo i piani di lettura sono troppi, distanti tra loro a volte, intimi e personali. Com’è intimo e personale un certo modo di pensare al suono, con un fare vintage, lo-fi, quasi acido come accadeva nella letteratura musicale di Claudio Rocchi… sempre senza prendere derive troppo spirituali e sfacciatamente psichedeliche. Luca Amoroso fa del pop d’autore e lo fa con la libertà di chi non bada alle conseguenza estetiche delle sue scelte, lo fa con quell’ingenuità che è figlia di un tempo lontano… “Mondo perdona” infatti sembra un disco lontano, antico, di altre generazioni. Eppure esistono tante penne come la sua e non dobbiamo mai dimenticarlo. Un disco di perdono, un disco di amore, un disco di ammende e consapevolezze nuove…
Un disco lo-fi decisamente “antico". Ti ci rivedi?
Se intendiamo il Lo-Fi come la costituzione di un album totalmente umana e veritiera, lasciando qualche messaggio segreto nascosto nelle canzoni, allora si mi rivedo molto in questa “corrente”. È quello che ho imparato sentendo i Beatles, lo studio diventa uno strumento musicale e a suonarlo deve essere una persona che ne cambia anche il suo ecosistema. Se fosse fatto tutto al computer, sarebbe troppo noiosa la musica, in quanto non c’è un margine di espressione umana.
Se intendiamo il Lo-Fi come la costituzione di un album totalmente umana e veritiera, lasciando qualche messaggio segreto nascosto nelle canzoni, allora si mi rivedo molto in questa “corrente”. È quello che ho imparato sentendo i Beatles, lo studio diventa uno strumento musicale e a suonarlo deve essere una persona che ne cambia anche il suo ecosistema. Se fosse fatto tutto al computer, sarebbe troppo noiosa la musica, in quanto non c’è un margine di espressione umana.
Bello il titolo. Una preghiera o una promessa da parte nostra?
È un titolo che si presta a diverse interpretazioni. Comunque sia, quando ho scritto questa frase, era una vera e propria esortazione da parte mia a perdonare il mondo, le sue leggi naturali e gli esseri umani. Sembrano non avere proprio senso a volte.
È un titolo che si presta a diverse interpretazioni. Comunque sia, quando ho scritto questa frase, era una vera e propria esortazione da parte mia a perdonare il mondo, le sue leggi naturali e gli esseri umani. Sembrano non avere proprio senso a volte.
E questa copertina ha qualche retrogusto sacro o sbaglio?
Nella copertina c’è sicuramente un retrogusto solenne e sacro. Nella sacralità ci si protegge dal resto. Se guardo la copertina mi sento protetto. Nella narrazione dell’album infatti il protagonista si ritira ad una vita più rupestre, evitando le contaminazioni negative.
Nella copertina c’è sicuramente un retrogusto solenne e sacro. Nella sacralità ci si protegge dal resto. Se guardo la copertina mi sento protetto. Nella narrazione dell’album infatti il protagonista si ritira ad una vita più rupestre, evitando le contaminazioni negative.
La radice di questa musica… da dove arriva?
Non so come arrivano le canzoni nella mia mente, è un processo misterioso. So solo che quando mi entra l’idea in testa e comincia a formarsi, devo ritirarmi da tutti e dare forma alla canzone. È un vero e proprio mistero. Quando ho iniziato a suonare a 8 anni, ho cominciato a sognare melodie, a strutturare degli album e dei suoni nuovo nella mia testa. Ho capito che la mia è una missione.
Esisterà anche una versione fisica? Che tanto vedo in vinile…
Esisterà sicuramente in futuro. Specialmente perché portare un disco del genere sul vinile, è una idea brillante e consona a questo tipo di album.