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"2000 Metri" di Silvia Alibrandi: quando l'amore volge al termine

 

Il singolo "2000 METRI" di Silvia Alibrandi ci conduce attraverso un viaggio emozionale intenso, narrando la fine di una storia d'amore che un tempo sembrava toccare le vette del cielo. La cantautrice dipinge un quadro ricco di sentimenti, dove la passione è così travolgente da far sentire come se si stesse volando. Tuttavia, più ci si innalza, più acuta è la sensazione di cadere.
 
 Ciao Silvia, benvenuta sulla pagina di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinata alla musica?
In realtà non esiste un momento preciso vero e proprio. La musica c’è sempre stata. Sono cresciuta in una casa piena di musica perché mio papà è chitarrista, insegna al conservatorio, e da quando ne ho memoria io ho sempre cantato. Negli anni questa passione non mi ha mai abbandonata, anzi è diventata sempre più una necessità, una ricerca continua. Sono stata fortunata ad aver avuto una famiglia che ha accolto a braccia aperte questo mio bisogno e mi ha supportata in ogni modo.
 
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Senza alcun dubbio mi ha influenzata tutto il mondo del teatro e del musical. Sono anche un’attrice e ho studiato tantissimo questa disciplina. Nel musical quando si canta o si balla si recita anche, si interpreta. E per me l’interpretazione è un elemento indispensabile. C’è sempre un racconto che nasce da un’urgenza alla base di tutto; può essere il racconto di una storia, di un’emozione, di un’attimo… ma è un racconto. Quindi amo artisti come Lady Gaga o Miley Cyrus, che vivono ogni parola di ciò che cantano.
Amo però tanti generi diversi, quindi ascolto Ed Sheeran, Ultimo, Elisa, ma anche Lucio Dalla e Pino Daniele. Tutti artisti che hanno delle voci importanti e tanto da raccontare.
 
Tre aggettivi per descrivere la tua musica.
Personale, nostalgica, romantica.
 
Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Che le cose non sempre vanno come ce l’eravamo immaginate. Gli amori, anche quelli più belli, possono finire ed è facile accusarsi a vicenda. È importante essere sempre sinceri con sé stessi, ascoltare quello che si prova, senza giudizio perché è giusto soffrire e sfogare il proprio dolore. La frase finale della canzone è un invito a ricordarsi delle cose belle anche nella sofferenza e nella rabbia, ed è proprio questa la cosa che mi premeva di più trasmettere con questa canzone.
 
Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Si tende sempre a parlare di traguardi raggiunti, di difficoltà superate, di momenti positivi della vita, perché quelli negativi sono rivolti al passato. Recentemente ho letto un libro dal titolo “La società senza dolore”, che parla proprio di come sia tipico della nostra società reprimere il dolore e mostrarlo solo nel momento in cui viene apparentemente superato. Il dolore, il negativo sembrano essere dei tabù. Siamo la società del body positive, del pensare positivo, e tutto questo è buono, non dico che sia sbagliato, però si rischia di non parlare di problemi che si stanno vivendo e che rimangono irrisolti. Io credo che tutto ciò che è irrisolto fuoriesca nella scrittura. Perciò forse la domanda che vorrei farmi è “un testo nasce da un conflitto?”
 
Per concludere, quale messaggio vuoi lasciare ai lettori di Cherry Press?
Se state leggendo, o mi volete bene o siete appassionati di musica, quindi grazie. Siate sempre veri, vivete al massimo tutte le emozioni.