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Intervista ad Astrid: “Bruci dentro”, il nuovo singolo che svela il lato più crudo dell’amore


Con Bruci dentro, Astrid torna a stupirci, portando in musica le sfumature di un amore irrisolto, sospeso tra attrazione e distanza. In questa intervista esclusiva, ci racconta come la sua passione per la musica sia nata nell'adolescenza, ispirata da voci iconiche come Dolores O’Riordan e Florence Welch. Attraverso un timbro vocale intenso e uno stile autentico, Astrid esplora temi profondi come l'incomunicabilità e il desiderio di libertà.

La sua musica è un viaggio introspettivo, una continua ricerca di autenticità in un mondo che spesso spinge all’omologazione. Con Bruci dentro, Astrid ci invita a seguire questo percorso e a scoprire un pezzo di lei, tra le note di un brano che brucia sotto la superficie.

Ciao Astrid, benvenuta sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinata alla musica?
Da adolescente, quando tutto è possibile. Tra le componenti di una canzone, prima ancora delle note, è la voce, il timbro vocale delle artiste l’aspetto che più ha permesso di avvicinarmi al canto. Cantare mi ha aiutata a combattere la timidezza e a mostrare una parte di me, della mia identità che diversamente non verrebbe fuori. Il canto è la forza che mi permette al fiume carsico delle mie emozioni di emergere e di scavare il solco che lo accoglie.
 
Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Sono cresciuta ascoltando Rock e Indie, studiando artiste come Dolores O’Riordan dei Cramberries e Florence Welch dei Florence and The Machine, avendo sempre il timbro vocale come bussola per orientarmi. 
 
Tre aggettivi per definire la tua musica.
Cruda. Nostalgica. Contrastata. Quando scrivo provo ad esprimere un dolore, tento di rompere con le immagini una realtà che mi si è incollata addosso e che mi sta stretta. Tento di allineare le parole e le emozioni per dare realtà ad una forma di incomunicabilità e tramite questa, di scavare dentro di me, negli aspetti del mio mondo interiore, per spiegarmi al mondo esterno.
 
Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Il testo racconta un amore finito, ma irrisolto. Sospeso tra attrazione e distanza. I protagonisti di questa storia si inseguono e si evitano, incapaci di interrompere il ciclo emotivo nel quale si sono attorcigliati. Nei versi faccio riferimento ad un’immagine che mi ha svelato uno dei meccanismi di funzionamento delle relazioni umane, o almeno della storia che ho vissuto io. “Come satelliti nell’universo” orbitiamo attorno l’uno all’altro, attorno a noi stessi e a emozioni più grandi di noi, come la Terra fa attorno al Sole e la Luna attorno alla Terra. Siamo legati in modo indissolubile. 
Si creano legami che quando esauriscono la loro energia continuano a descrivere le loro orbite ininterrottamente, a volte soltanto nelle nostre menti. Un fuoco che appunto ci brucia dentro e che non si spegne mai.
 
Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Lo canto nel pezzo: “Cos’è che sto aspettando? Cos’è che sto cercando nelle mie paure?”. Non penso che esista una risposta univoca a queste domande, se non nella ricerca interiore, nell’azione, nel gioco stesso di continuare a porsi domande la cui risposta sono ulteriori punti di domanda. Nel mio caso altre canzoni.

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press?
Il messaggio che voglio lasciare è semplice: la mia musica è il riflesso delle mie esperienze e del viaggio che sto compiendo in questo mondo. Da me stessa, per la bambina che ero, per l’adolescente che scriveva testi sul banco di scuola, esigo di rimanere fedele a me stessa e a ciò che sento. In un mondo che cerca di omologare, il mio obiettivo è rimanere autentica, anche quando è difficile.