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Mauro Cesaretti e il disincanto poetico di “Scoordinato”: tra cantautorato e reggaeton


Con “Scoordinato”, Mauro Cesaretti firma un brano che affonda le radici nell’urgenza espressiva del cantautorato italiano ma si apre con coraggio a sonorità contemporanee, in particolare quelle latine. Il singolo nasce da una riflessione personale sul sentirsi “fuori ritmo” rispetto agli altri, ma si trasforma presto in un manifesto di autenticità e disallineamento emotivo. Prodotto in collaborazione con Mattia Fiorani (El Bende), il brano mescola poesia e ritmo urbano, raccontando un amore che, pur nella sua evidente disarmonia, continua a vivere nella resistenza del protagonista.

In questa intervista, Mauro racconta la genesi del brano, le sfide affrontate in fase di produzione, l’equilibrio tra scrittura introspettiva e coinvolgimento ritmico, fino al messaggio universale che vuole trasmettere: la bellezza di essere “scoordinati” in un mondo che pretende omologazione.

Come è nata l'idea di "Scoordinato" e quali sono state le principali fonti d'ispirazione per il testo?
L’idea di Scoordinato è nata quasi per caso, da un momento di riflessione personale in cui mi sentivo letteralmente "fuori ritmo" rispetto al mondo attorno a me. Il testo è nato dall'urgenza di raccontare quel senso di disallineamento, ma anche di unicità, che spesso proviamo quando ci sentiamo diversi o semplicemente non in sintonia con quello che ci circonda, in particolare è un inno all’amore “aritmico”, quello di due persone che finiscono per avere atteggiamenti e disallineamenti troppo diversi ed evidenti per poter stare insieme, ma in questo caso il protagonista non riesce ad arrendersi nemmeno di fronte all’evidenza.

Puoi descriverci il processo di produzione di "Scoordinato"? Quali sono state le sfide principali incontrate durante la sua realizzazione?
È nato prima il ritornello, con lo hook, e poi il bilanciamento tra la parte più intima e cantautorale della mia scrittura con il ritmo coinvolgente che mi ero prefissato. Una delle sfide principali è stata proprio trovare il giusto equilibrio tra l’anima poetica del brano e la voglia di far muovere chi lo ascolta. Non volevo che il messaggio si perdesse dietro alla musicalità, ma neanche che risultasse troppo introspettivo. Coordinare queste due anime è stato un processo lungo, ma molto stimolante.

Qual è stato il contributo di Mattia Fiorani (El Bende) nell'arrangiamento del brano? Come ha influenzato il sound finale?
Mattia Fiorani, in arte El Bende, ha avuto un ruolo fondamentale. Ha portato freschezza e visione al progetto. È stato lui a suggerire di inserire elementi ritmici più "urban", dando al brano quella spinta reggaeton che lo rende immediato e ballabile e che richiama a “China” di Anuel AA. Il suo tocco ha dato respiro alla mia scrittura, trasformando quello che inizialmente era un brano più “vecchio” in qualcosa di moderno e contaminato. 

Cosa ti ha spinto a combinare elementi del cantautorato italiano con influenze internazionali come il reggaeton?
Semplicemente, credo nella contaminazione. Amo il cantautorato italiano, è la mia radice, la mia voce. Ma sono anche affascinato dai suoni globali, dai ritmi latini, dalla capacità di certi generi di essere universali. L’idea di unire queste due anime nasce dalla volontà di superare le etichette. Volevo creare qualcosa che parlasse in modo sincero ma che potesse anche far ballare, sorprendere, coinvolgere. La musica non ha confini, e Scoordinato è proprio questo: un inno alla libertà di essere disallineati, mescolati, autentici.

Qual è il messaggio principale che desideri trasmettere agli ascoltatori attraverso "Scoordinato"?
Che non c’è nulla di sbagliato nell’essere diversi, nel non seguire sempre il ritmo imposto dagli altri. Scoordinato vuole celebrare quella bellezza imperfetta che ci rende unici. È un invito a vivere la propria dissonanza come una forza, non come una debolezza. Se anche solo una persona si sente meno sola ascoltando questa canzone, allora ho raggiunto il mio obiettivo.