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“Mostri nell’armadio”: L’Invidia dà voce a chi non viene ascoltato


Con Mostri nell’armadio, L’Invidia affronta il dolore nascosto e la condizione di chi si sente invisibile. Un brano scritto di getto dopo una notte in ospedale, che intreccia disperazione e speranza, trasformando la sofferenza in atto di resistenza. Ne abbiamo parlato con la band.

“Mostri nell’armadio” sembra parlare anche a chi si sente invisibile: è così?
In effetti ci sono dei riferimenti a chi si sente invisibile, perché oggi giorno le persone che soffrono, le persone che hanno problemi fisici a volte risultano invisibili alla società, trovano porte chiuse, trovano disinteresse, trovano ritardi che sono fatali per loro.

Pensate che oggi ci sia abbastanza spazio per raccontare la sofferenza reale nella musica?
Ascoltando le canzoni attuali crediamo che non ci sia tanto spazio per la sofferenza reale nella musica, il mercato non vuole questo ma tutt'altro.

Qual è, secondo voi, il confine tra disperazione e resistenza?
Il confine tra disperazione e resistenza sta nel fatto che per arrivare ad essere la resistenza bisogna provare una sorta di disperazione altrimenti la resistenza non si rafforza. È proprio quella dose di disperazione che rende possibile la resistenza.

Il sorriso che dedicate a chi soffre è un gesto intimo o anche una presa di posizione?
Il sorriso è sicuramente un gesto intimo e più che presa di posizione può essere visto come uno stile di vita, un approccio alla vita e quindi cercare di mantenerlo sempre nel tempo.

Come reagiscono i vostri ascoltatori ai vostri brani più diretti e viscerali?
Ci arrivano ogni giorno feedback positivi dai nostri ascoltatori che oltre alla musica si soffermano tanto sul significato delle canzoni e delle parole e questo sta a significare che il messaggio arriva e come.