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NITRITONO: un disco di terra, di echi lontani e di agonia

Codificare il suono dei Nitritono non è cosa facile anzi. Questa lunga cavalcata per lo più strumentale fatta di droni, distorsioni e pareti invalicabili, richiede certamente il ritorno a generi precisi a cui non siamo abituati. Ed ecco che la critica quotidiana che si può trovare di opere simili è certamente povera di quel rimando ad una letteratura precisa e coerente. Noi ci addentriamo lo stesso lasciando all’emozione la parola ultima per raccontare “Eremo” il nuovo disco dei Nitritono che è anche disponibile in una bella release in vinile. Disco che merita un ascolto condiviso, silenzioso e quasi liturgico, disco che promette una disturbate contorsione psichedelica lasciando pochissimi appigli al popolo e alle sue abitudini. A seguire il video del brano “Costa da Morte” - tappa di un percorso che richiama anche un tragitto geografico ben preciso - credo dimostri a pieno la complessità narrativa dell’opera. Il chiaro scuro di colori e delle figure credo sia un tassello determinante ed emblematico. La musica italiana passa anche da qui…

“Eremo”. Cosa rappresenta per voi e per il vostro suono questa parola?
Luca: per noi personalmente Eremo è un luogo in cui starsene davvero tranquilli. Spesso come risultato (o “premio”) di una piccola fatica.  

Che disco è questo? Un disco di evasione, di rivoluzione della forma… un disco che significa anche riappropriazione dell’identità… che cosa?
Per noi questo disco e in generale il progetto è un qualcosa che facciamo per sentirci bene, staccare dalla follia dell’ordinario. Sicuramente sappiamo di non rispettare dei canoni… non tanto perché vogliamo essere più “fighi” ma semplicemente perché non ne siamo proprio capaci, dato che ascoltiamo veramente tantissima musica diversa; oltre a questo aggiungerei anche che il disco ha strutture libere perché per noi questo progetto è dare sfogo e poi forma a tutto ciò che c’è di istinto e, sparandola un po’ grossa, primordiale.

Tra l’altro sembra davvero che le voci e i suoni arrivino dal centro della Terra. E non è un caso se in copertina ci sono enormi radici vero?
La copertina è un’opera di land art da parte di Cristina Saimandi, Fa parte di una mostra a nome “Lændemic Art”, un percorso artistico inaugurato il 1° giugno 2019 che si sviluppa tra la Certosa di Pesio e il Pian delle Gorre, due luoghi simbolo del Parco naturale del Marguareis in provincia di Cuneo. Mentre stavamo cercando quale immagine utilizzare, un giorno Siro (il chitarrista) se ne viene con questa immagine a dir poco perfetta. È una foto modificati di un intreccio di rami che potete trovare lungo il sentiero segnato, Pensando a Eremo, sentieri e natura ci sembrava più che azzeccato.



Il Noise oggi che siamo obesi di indie-pop. Cosa vi porta in questa direzione?
Non so dirti se facciamo noise. Quello che però mi permetterei di dire è che ciò facciamo è innanzitutto onesto e genuino verso noi stessi. Abbiamo sempre voluto fare un po’ di testa nostra cercando di essere credibili. Sinceramente certa musica la vedo sempre un po’ preconfezionata o comunque come dire… consolatoria? Ecco a me personalmente interessa ascoltare e vedere musica che in qualche modo mi colpisca in faccia e nella pancia senza pietà. Capisco perché l’indie pop funzioni bene: melodie orecchiabili, look giusti e altro. Non penso sia un male, però solo quello ecco… direi anche no. Quindi sì… direi che siamo più nel lato noise proprio perché ci permette di sfogarci in pieno e sbattere in faccia a tutti le nostre viscere (o almeno questo ci pare di fare).

E quel gusto apocalittico che arriva dal video che cosa vuoi, rappresentare? La lotta… la solitudine…
Mi fa piacere che abbia suscitato questi pensieri in te. Lotta e solitudine sono due costanti delle nostre poco importanti esistenze, quindi sicuramente lottare ogni giorno per i propri ideali speso porta anche poi a rimanersene soli… più che soli aggiungerei un pochi ma buoni…