Il risultato è un equilibrio tra fedeltà e trasformazione: l’emotività tipica di Carboni resta riconoscibile, ma viene filtrata attraverso un’estetica sonora che guarda al grunge, alle atmosfere shoegaze e alle tessiture elettroniche esplorate negli anni da TACØMA. Le chitarre dense, le saturazioni controllate e le aperture più ampie creano un paesaggio che mantiene la fragilità del brano originale, trasformandola però in una forma più viscerale e liberatoria. Il richiamo ai Nirvana nel finale, con l’eco di “a denial”, sottolinea questa volontà di unire due eredità musicali differenti, mostrando come una canzone possa dialogare con mondi lontani senza perdere la sua identità.
Quando hai deciso che volevi reinterpretare Ci vuole un fisico bestiale come tributo, quale è stata la tua motivazione principale?
Sono poche le canzoni italiane che mi rappresentano realmente ma questo brano è l’istantanea esatta dei miei ultimi mesi.
Diventare padre ha inciso sulla tua musica. Quanto il personale si intreccia con la sperimentazione sonora?
Personalmente moltissimo perché quello che scrivo e creo, quello che incide nella mia vita artistica va di pari passo con la mia vita umana e personale.
L’elettronica nei tuoi brani spesso crea atmosfere evocative. Come hai deciso di bilanciare questi elementi con la visione rock di questa cover?
L’elettronica sognante ed emotiva mischiata agli strumenti classici del rock sono da sempre parte di me, basta dare un ascolto ai lavori discografici con i Platonick Dive. E da adesso questa sarà anche la direzione di nuove produzioni a cui sto lavorando.
Quale messaggio artistico vuoi trasmettere con questo nuovo capitolo?
Creare arte in modo sincero è il miglior modo di farlo.
In termini di live, come immagini questa reinterpretazione sul palco rispetto agli altri tuoi brani?
Eh devo aggiungere un bel fuzz alla pedaliera! (ahaha)
