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Oreste Muratori: il nuovo singolo di bisogno e di realtà


Quanta sincera delicatezza dentro il nuovo singolo di Oreste Muratori dal titolo “Nuvole sul divano” che molto richiama la genesi di quel “Blu dipinto di blu” che ha segnato un’epoca. Ma rimandi e assonanze a parte, questo brano ha la delicatezza del passato ed il suono del futuro dentro liriche pulite che non hanno la presunzione e il bisogno di inventarsi strade diverse da quelle del pop d’autore italiano. E noi ne siamo ghiotti e interessati anche e soprattutto quando il mondo lirico affonda le sue mani nel tempo apocalittico che stiamo vivendo. Ed è qui che ogni cosa trova un nuovo significato. In rete anche il video ufficiale.

Giochiamo in casa, giochiamo in Sicilia. Siracusa, terra di Pupi. La ritroviamo dentro la tua canzone?
La tematica del brano è talmente universale che si distacca dalla città nella quale l'ho scritta. È una canzone nata durante il lockdown del 2020, quando stare a Siracusa o stare a Berlino era esattamente la stessa cosa. Quel periodo di chiusura forzata mi ha portato quasi naturalmente ad affrontare il tema del distacco nei rapporti umani e della solitudine. Ho cercato però una via di fuga da questo senso di smarrimento generale, trovandola nel "porto sicuro dove approdare quando il mare è mosso e sto per naufragare". Fuori dal discorso specifico della pandemia, quando viviamo un momento di grande sofferenza è di fondamentale importanza la presenza nella nostra vita di un punto fermo,  anche se non fisicamente accanto a noi. Allora anche i piccoli oggetti di uso quotidiano diventano punti di contatto verso posti lontanissimi, verso affetti o passioni distanti da noi. Per me il porto sicuro è sempre stato la musica, dove rifugiarmi ogni volta che voglio ritrovare me stesso e dove perde di valore ogni ansia, ogni insicurezza che vivo ogni giorno.

Parlaci del video… in che modo si lega alle liriche di questa canzone?
"Nuvole sul divano" è un brano che vive su una sottile linea di sospensione tra realtà ed immaginazione, cosa che abbiamo voluto rendere anche nel sound con il mio storico collaboratore Paolo Leone, andando alla ricerca di suoni rarefatti ed evocativi. Quando ho avvertito l'esigenza di rappresentare anche attraverso le immagini questa sensazione, ne ho parlato con Roberto Celestri, con il qualche lavoro da anni per i video della mia etichetta Triade Records. È stato lui a propormi il "Labirinto di Arianna", opera monumentale che fa parte di Fiumara d'Arte in provincia di Messina, luogo magico e perfettamente in linea con ciò che volevamo raccontare. Già nelle intenzioni dell'artista che realizzò l'opera alla fine degli anni '90 c'era la volontà di far perdere i visitatori del Labirinto nei suoi cunicoli, per poi rinascere trovando una via d'uscita rappresentata da quell'enorme vagina posta all'uscita. Non avremmo potuto trovare luogo migliore per rendere la sensazione di smarrimento generale, che attraverso una ricerca personale  conduce ad una salvezza e ad un riscatto personale.

Dopo il singolo “ieri” oggi questa nuova scrittura… in arrivo un disco?
Sto lavorando a nuovi brani, non so se poi confluiranno in un album, per il momento mi piace mantenere questa modalità di pubblicazione di una singola canzone per volta. Se poi pensiamo a come è cambiata la fruizione della musica negli ultimi anni, credo che a maggior ragione questa sia la direzione giusta per artisti che non hanno alle spalle grosse produzioni e che vogliono creare un rapporto immediato e diretto con i propri ascoltatori . Lavorare in questo modo inoltre mi impone di dare il massimo a livello di scrittura, perché mi porta a concentrarmi esclusivamente su un singolo, sapendo che il pubblico ascolterà con attenzione soltanto quel brano. E’ una grossa sfida ogni volta, perché diventa sempre più difficile catturare per qualche minuto l’ascoltatore che ogni settimana vede uscire decine di nuove pubblicazioni che si perdono nel mare di Spotify.

A fronte di tantissima contaminazione che troviamo nella scena indie italiana, come e cosa ti spinge a dirigere la tua scrittura nella tradizione pop leggera?
Io faccio musica pop perché provengo da quel tipo di ascolti e perché la mia scrittura, oltre che la mia impostazione vocale, trova il suo perfetto habitat all'interno di quel tipo di genere, anche se non è stata una scelta studiata a tavolino, è un percorso naturale che mi porta verso questa direzione. Poi dal mio punto di vista la nuova scena indie italiana altro non è che la nuova musica pop italiana. Quindi io non credo di fare nulla di diverso da ciò che fanno altri artisti che in realtà sono mainstream, ma che noi definiamo "indie" solo perché abbiamo bisogno di classificarli all'interno delle giuste playlist. Il nuovo indie altro non è che l'it-pop, musica pop leggera, alcuna contaminata, altra no, ma pur sempre musica leggera. 

A chiudere parliamo della scena live. Si torna dal vivo?
Sicuramente dalla primavera si tornerà a suonare dal vivo. C'è un bisogno fortissimo da parte del pubblico di tornare ad affollare i concerti. Oltre ovviamente all'esigenza degli artisti di tornare a fare ciò che amiamo di più. Va benissimo la musica digitale, spotify, le dirette social, ma la bellezza che ti regala un concerto dal vivo non ha paragoni. E io mi sto già preparando per i miei nuovi live, oltre che per i concerti che andrò a vivere proprio come spettatore.