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Intervista a Cristiano Pucci


Sta guadagnando attenzione grazie a canzoni e video significativi e anche a una personalità singolare e forte, Cristiano Pucci, originario della Toscana ma trapiantato a Londra, dove si sta facendo spazio a furia di concerti nei pub. Lo abbiamo intervistato, anche per saperne di più riguardo alla recente cover di “Working Class Hero” che ha pubblicato. 

Ciao Cristiano! Abbiamo apprezzato le tue uscite recenti. Ci racconti un po’ di te? 
Ciao e grazie. Fa sempre piacere che qualcuno apprezzi i miei lavori ed è un grande sollievo sentirselo dire. Iniziai a suonare ai tempi del liceo e fino a 23 anni la mia evoluzione musicale è stata molto varia: Grunge, Stoner, Noise e Rock Psichedelico. Poi la mia vita era diventata un po’ troppo sregolata e mi sono fermato per qualche anno. Intorno al 2005 ci ho riprovato con il conservatorio a Firenze. Tutto questo fino al 2009 quando persi totalmente fiducia nella scena musicale italiana. Il 2011 è stato l’anno della partenza per Londra, da li in poi la lenta rinascita in un lungo percorso di scrittura e composizione per poi provare a rifare tutto il percorso da capo. Dal 2020 ho iniziato il mio progetto solista ma per diversi anni ho girato tutti locali londinesi con le band.
 
Come nasce l’idea di una cover di “Working class hero”? 
 L’idea di working Class Hero è nata Durante le registrazioni dell’EP Madness in Heaven. In Studio Suonavamo molto i Beatles: Working Class Hero, Strawberry field e Something di George Harrison. Working Class Hero comunque è forse quella che lega maggiormente il mio stato d’animo alla vita reale. Con Simone Sandrucci (produttore e ingegnere del suono alla Tana del Bianconiglio) abbiamo suonato per la prima volta questa Cover live a Punto Radio in provincia di Pisa ad agosto 2020 e ho continuato a suonarla dal vivo fino alla produzione del live @WRHS nel dicembre 2021. I Beatles mi hanno dato molta soddisfazione specialmente John Lennon. Working Class Hero è una canzone che rientra nella mia filosofia di vita e nelle mie idee politiche.
 
Sei ormai abituato a esibirti nei locali inglesi. Com’è l’atmosfera lassù?
 Suonare a Londra è come essere in un film. La gente che incontri qua è molto positiva e ci crede parecchio. Nonostante I locali siano molto underground e piccoli, i fonici sanno il fatto suo anche quando l’attrezzatura non è al top. È sempre molto faticoso suonare qui per chi come me non ha un’organizzazione dietro, infatti, ad aprile abbiamo fatto una settimana di tour ed è stato un grande test per me. Fisicamente, psicologicamente ed economicamente è stato anche leggermente distruttivo. Comunque vada, fa parte del percorso ed è un’esperienza formativa per riuscire a fare di più e in maniera più intelligente.
 
Sei anche piuttosto a tuo agio a recitare nei tuoi video, come dimostra “Wild Bloom”. Come vivi il ruolo di “attore” in queste situazioni?
 Mi viene tutto molto spontaneo. A volte vorrei proprio creare le circostanze per lasciarmi andare e improvvisare un po’ così che materiale sia reale e credibile. Cerco di far succedere le cose al volo così come vengono. Non riesco seguire un vero e proprio copione e a grandi linee si crea una situazione simbolica. Io mi comporto come viene, come vorrei essere e alla fine so cosa mi fa stare bene a me e alla gente. Principalmente vorrei dare ispirazione agli altri. È una cosa preziosa e che va trasmessa e rigenerata tramite l’arte. Sto migliorando molto anche nei concerti dal vivo dove capisco i movimenti che sullo schermo escono meglio. 
 
Quali saranno le prossime uscite?
 È un periodo di recupero per me che ho lavorato non stop da settembre 2021 a ora. Comunque, penso che a maggio penseremo a organizzare l’uscita di un nuovo singolo dell’EP Madness in Heaven.