Default Image

Months format

Show More Text

Load More

Related Posts Widget

Article Navigation

Contact Us Form

Breaking News

Giulio Spagnolo: spirituale, pop, socialmente velenoso

 

Esordio per il cantautore leccese Giulio Spagnolo che affida l’estetica di questo disco dal titolo “Beato chi” ad un immaginario fatto di pirati e antichità… ma la produzione è tutt’altro che antica, anzi gioca bene anche con l’elettronica e arriva fin dentro le pieghe sociali con canzoni che davvero non la mandano a dire… sempre rispettando un ruolo poetico e melodico delle parole, senza mai svendersi e senza precludersi anche un affondo sul piano spirituale, campo assai ostile per un discorso pop come si deve. Questo disco regge bene il confronto con la piazza e sembra davvero avvisare belle prospettive per una carriera in crescita. Sicuramente, la ricerca, che fa capolino di quando in quando, potrebbe essere una direzione assai fertile per il modo che ha Giulio Spagnolo di pesare la lirica e la melodia. E che belle le interviste come questa…

Ci piacciono questi toni scuri, noir, quasi da fumoso club. Ha una ragione precisa o solo senso estetico?
In questo lavoro ho avuto modo di valutare nel dettaglio tanti aspetti riguardanti l’audio e l’estetica del disco. Buona parte dell’album è ambientata in un contesto buio, descritto da discorsi e concetti riferiti quasi ad un’altra epoca. Il mio intento era quello di riportare un cantastorie dal passato, costruendogli appunto un contesto dai toni scuri, ma che man mano avrebbe poi raggiunto i nostri giorni. 

E belli anche gli arredi, i costumi… tra pirati e circensi… o sbaglio?
Mi fa davvero piacere questo apprezzamento e vi ringrazio. Quando provi a costruire un personaggio, lo rifletti e lo componi parte per parte un po' come se fosse un puzzle, solo che non ti limiterai ad osservarlo per il proprio ruolo, ma lo dovrai guardare con occhi molto oggettivi. 
Il videoclip di “Beato chi” espone perfettamente questa teoria, infatti la storia del povero Mario, un circense che prova a sopravvivere con i suoi piccoli spettacoli puntando all’empatia del pubblico, vedrà ritorcersi contro l’impazienza degli stessi spettatori. 
Nell’album c’è anche una ciurma, e se posso dirlo è la mia ciurma. 
Ho voluto registrare le voci di tutti i musicisti che hanno partecipato ai lavori del disco facendogli cantare “Buongiorno capitano”, portandoli su un vascello pronto per le tempeste. Il concetto di ciurma lo rivedo molto nella musica, proprio perché ho sempre creduto nello spirito di gruppo e nella condivisione. 
L’uomo vive scordandosi uno dei concetti più belli dell’umanità: solo l’unione crea la forza, proprio perché preso singolarmente, l’umano è un semplice puntino che cambia continuamente rigo. 

Che poi in realtà non c’è un carretto di ambulanti e incantatori di serpenti ma un suono speso digitale. Mi sembra una contraddizione strana…
Si è venuto a creare un contrasto con il digitale man mano che si avanzava nell’evoluzione del suono, è stato un po' come se avessimo trasportato un cantautore nel nostro presente. Come infatti rispondevo alla prima domanda, l’intento era proprio quello di captare un contrasto tra racconto e suoni. Inevitabilmente, il nostro cantautore, si sarebbe scontrato con i suoni della modernità e il contrasto che crea la sua provenienza. 

 
E tutto questo mondo di Giulio Spagnolo quanto somiglia alla quotidianità di Giulio Spagnolo? Oppure indossi una maschera? 
Se dovessi scrivere in un verso di un brano: “la luna è viola” allora vuol dire che non solo lo credo perché è il concetto di un mio brano, ma perché vivo ed espongo ciò che sono. Da tempo mi tormentava una paura, quella di evitare lo scontro con la vera realtà che non passa in TV, ma poi mi sono detto: “in fin dei conti l’unica certezza che ho è che non farò mai successo proprio perché darò fastidio a qualcuno”, ho deciso da tempo ormai di cantare ciò che sono e ciò che penso, voglio riportare la voce della sana protesta. La musica è un arte infinita e altamente potente, e sarà anche per questo che non riesco a parlare di movida e cocktail. 

E ai talent show affideresti qualcosa di te? 
In tutta sincerità sono sempre stato un po' diffidente da quei contesti, non sono mai riuscito a concepire la musica come qualcosa di competitivo e per di più sono abbastanza scettico nel credere al rapporto tra musica e tv. Proprio quest’anno, da partecipante, sto notando le organizzazioni che ci sono dietro ai concorsi canori e nazionali, e devo dire che proprio in quei contesti si fa della musica un minestrone di confusione. Preferirei continuare il mio percorso così come lo sto costruendo, con la solita aspettativa di restare “nessuno”, perché come dico sempre: “adoro essere per me e non essere per il resto”.