Con “Dust Off”, gli In June si presentano con un brano che mette in evidenza la capacità del trio di affrontare temi complessi con un approccio musicale maturo e diretto. La canzone nasce dall’esigenza di dare voce a chi si sente messo a tacere nelle proprie difficoltà, offrendo un’alternativa alla tendenza diffusa di occultare i sentimenti negativi. “Everything is falling”, ripetuto nel testo, diventa così una presa di coscienza e al tempo stesso un grido condiviso.
Dal punto di vista musicale, la band sceglie un registro nuovo: un suono più scuro e avvolgente, dove il basso e le percussioni guidano il brano e si intrecciano con una produzione elettronica precisa. Questa scelta segna un passo avanti rispetto ai lavori precedenti e prepara il terreno per i prossimi capitoli discografici.
Determinante è stato anche il lavoro con Steve Lyon, produttore di lunga esperienza che ha contribuito a modellare l’identità sonora del pezzo. La sua presenza ha portato un approccio internazionale, senza però snaturare la cifra stilistica degli In June.
“Dust Off” segna quindi un nuovo inizio per la band: un progetto che unisce consapevolezza emotiva e ricerca musicale, con la volontà di offrire al pubblico un brano capace di mettere in discussione la narrazione dominante sul dolore e la vulnerabilità.
“Dust Off” rompe con certi canoni del pop emotivo. Da dove arriva l’urgenza di scrivere questo brano?
“DUST OFF” è nata in un momento di bivio nella modalità di scrittura degli In June. Dopo le canzoni scritte per l’EP “collapse”, abbiamo sentito un magnete spingerci verso le sonorità più cupe di brani come “pointy ends” e in qualche modo abbiamo deciso, con tacito accordo, di muoverci verso quella direzione. Il brano è nato quindi in un momento di ricerca di cupezza, di ricerca di schemi da spezzare, e possiamo dire che rappresenta il baluardo di ciò che abbiamo in mente per il futuro degli In June.
“Dust Off” rompe con certi canoni del pop emotivo. Da dove arriva l’urgenza di scrivere questo brano?
“DUST OFF” è nata in un momento di bivio nella modalità di scrittura degli In June. Dopo le canzoni scritte per l’EP “collapse”, abbiamo sentito un magnete spingerci verso le sonorità più cupe di brani come “pointy ends” e in qualche modo abbiamo deciso, con tacito accordo, di muoverci verso quella direzione. Il brano è nato quindi in un momento di ricerca di cupezza, di ricerca di schemi da spezzare, e possiamo dire che rappresenta il baluardo di ciò che abbiamo in mente per il futuro degli In June.
Il sound cupo e spigoloso riflette fedelmente i contenuti del testo. È stata una scelta consapevole o un flusso spontaneo?
Le nostre canzoni nascono il più delle volte prima voce e chitarra per poi approfondirle, farle evolvere e costruirle insieme, e la cupezza e la spigolosità facevano già parte di DUST OFF, fin dal suo stato embrionale. Era una canzone peculiare, si percepiva la sua essenza speciale sia dall’inizio, e rappresentava benissimo una base su cui cucire quelle sonorità a cui abbiamo strizzato tanto l’occhio. Si è venuta a creare spontaneamente, e poi c’è stato un lavoro di perfezionamento e pulizia con attenzione al dettaglio che la rende curata ed espressiva.
Le nostre canzoni nascono il più delle volte prima voce e chitarra per poi approfondirle, farle evolvere e costruirle insieme, e la cupezza e la spigolosità facevano già parte di DUST OFF, fin dal suo stato embrionale. Era una canzone peculiare, si percepiva la sua essenza speciale sia dall’inizio, e rappresentava benissimo una base su cui cucire quelle sonorità a cui abbiamo strizzato tanto l’occhio. Si è venuta a creare spontaneamente, e poi c’è stato un lavoro di perfezionamento e pulizia con attenzione al dettaglio che la rende curata ed espressiva.
Lavorare con Steve Lyon ha modificato il vostro modo di intendere la produzione e il mixaggio?
Lavorare con Steve ci ha fatto comprendere l’importanza della professionalità e dell’affiancarsi a chi ha moltissima esperienza, soprattutto in ambiti musicali vicini a ciò che più piace a noi, sia da ascoltatori che da musicisti. La sua fiducia si è espressa nel lasciarci la nostra libertà nella scrittura e nella produzione, dandoci però degli input davvero importantissimi e dandoci la grande fortuna di poter guardare un professionista all’opera. E’ stato tutto molto semplice, senza problemi di comunicazione, perché eravamo talmente allineati da non aver bisogno di troppe parole: era la musica, e il risultato a parlare per noi.
Lavorare con Steve ci ha fatto comprendere l’importanza della professionalità e dell’affiancarsi a chi ha moltissima esperienza, soprattutto in ambiti musicali vicini a ciò che più piace a noi, sia da ascoltatori che da musicisti. La sua fiducia si è espressa nel lasciarci la nostra libertà nella scrittura e nella produzione, dandoci però degli input davvero importantissimi e dandoci la grande fortuna di poter guardare un professionista all’opera. E’ stato tutto molto semplice, senza problemi di comunicazione, perché eravamo talmente allineati da non aver bisogno di troppe parole: era la musica, e il risultato a parlare per noi.
Il singolo parla di vulnerabilità, ma anche di rabbia. Che tipo di messaggio volete dare a chi vi ascolta?
Il messaggio è quello di non lasciare che i sentimenti si accumulino all’interno senza mai trovare una via d’uscita. Spesso anche i sentimenti più pesanti, i disagi, ciò che può essere giudicato come negativo e problematico, devono vedere la luce, per, appunto, illuminarsi e guarire. E’ questa l’importanza del “public service announcement”: non mi interessa che ciò che sto per dire potrebbe causare disagio o imbarazzo, ho bisogno di vivere le mie difficoltà, capirle, comprenderle per superarle, perché non c’è nulla di male nel cercare aiuto.
Il messaggio è quello di non lasciare che i sentimenti si accumulino all’interno senza mai trovare una via d’uscita. Spesso anche i sentimenti più pesanti, i disagi, ciò che può essere giudicato come negativo e problematico, devono vedere la luce, per, appunto, illuminarsi e guarire. E’ questa l’importanza del “public service announcement”: non mi interessa che ciò che sto per dire potrebbe causare disagio o imbarazzo, ho bisogno di vivere le mie difficoltà, capirle, comprenderle per superarle, perché non c’è nulla di male nel cercare aiuto.
I vostri primi lavori avevano un suono più “aperto”. Come sentite questa nuova veste rispetto alla vostra identità artistica?
La sentiamo molto più coerente rispetto ai nostri personali ascolti e rispetto alle ispirazioni che ci hanno portati a impugnare lo strumento e la penna. E’ un po’ come un ritorno alle origini, come se fossimo tornati all’essenza di qualcosa che esisteva già dal giorno uno dentro di noi, ma che ha potuto vedere la luce solo con l’esperienza e con tante evoluzioni.
La sentiamo molto più coerente rispetto ai nostri personali ascolti e rispetto alle ispirazioni che ci hanno portati a impugnare lo strumento e la penna. E’ un po’ come un ritorno alle origini, come se fossimo tornati all’essenza di qualcosa che esisteva già dal giorno uno dentro di noi, ma che ha potuto vedere la luce solo con l’esperienza e con tante evoluzioni.
Pensate che il pubblico italiano sia pronto per una narrazione musicale così diretta e scura?
Il mainstream italiano è a nostro avviso molto poco genuino ed onesto rispetto ai temi che tratta. La musica è molto legata all’ascolto superficiale, in radio, nei luoghi pubblici, senza soffermarsi troppo sul contenuto. E la barriera linguistica, nel nostro caso, rende tutto ancor più complesso. E’ difficile trovare una rappresentazione valida per noi sul panorama dell’industria musicale italiana, soprattutto riguardo la vulnerabilità, che invece da qualche anno è protagonista nelle classifiche internazionali. Sicuramente, però, c’è un pubblico di nicchia che identifica nella musica un potere purificante, stimolante e politico, che non si sofferma sulle apparenze ma che va più a fondo. Noi, speriamo di parlare proprio a questo pubblico!
Il mainstream italiano è a nostro avviso molto poco genuino ed onesto rispetto ai temi che tratta. La musica è molto legata all’ascolto superficiale, in radio, nei luoghi pubblici, senza soffermarsi troppo sul contenuto. E la barriera linguistica, nel nostro caso, rende tutto ancor più complesso. E’ difficile trovare una rappresentazione valida per noi sul panorama dell’industria musicale italiana, soprattutto riguardo la vulnerabilità, che invece da qualche anno è protagonista nelle classifiche internazionali. Sicuramente, però, c’è un pubblico di nicchia che identifica nella musica un potere purificante, stimolante e politico, che non si sofferma sulle apparenze ma che va più a fondo. Noi, speriamo di parlare proprio a questo pubblico!
