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Tarantola: “One Blood” è un inno all’unità oltre le differenze


One Blood, il nuovo album di Tarantola, celebra la diversità culturale, l’unità e la connessione umana. Il titolo è un invito a riconoscere nell’altro le affinità e gli elementi comuni, come il colore del sangue che è uguale per tutti gli esseri della terra, indipendentemente dalla razza e dalla latitudine.
Nell’album si esplorano temi come la migrazione, la resilienza e l’orgoglio culturale. Undici tracce nelle quali si esplorano stili musicali diversi che riflettono la natura multiculturale e multi-genere della band.
L’album ci ha incuriosito e abbiamo pensato di fare qualche domanda a Mauro Lacandia, fondatore dei Tarantola.

One Blood è il vostro nuovo album che si compone di undici tracce nella quali  mischiate Reggae Roots, Dub, Dancehall, Modern Reggae, Soul e ritmi salentini, quale, tra questi stili, sentite più vostro?
Per noi il reggae rimane la radice principale: è il linguaggio che ci unisce e che ci permette di sperimentare liberamente. Allo stesso tempo, i ritmi salentini fanno parte del nostro sangue e della nostra identità: portarli dentro al reggae è naturale, è la nostra firma. Quindi direi che ci appartengono entrambi: il reggae come famiglia musicale universale e la tradizione salentina come radice personale e culturale.

L’album si pregia di diversi feat., come avete gestito le registrazioni con gli ospiti dal momento che la vostra base è a Londra?
Molte collaborazioni sono nate a distanza: con gli ospiti abbiamo scambiato idee, registrazioni e arrangiamenti online, sfruttando la tecnologia per rimanere connessi anche se lontani. Allo stesso tempo, quando è stato possibile, abbiamo lavorato dal vivo, sia a Londra che in Italia, perché crediamo che l’energia di una sessione insieme abbia sempre un valore unico. Questo mix ha reso l’album internazionale e allo stesso tempo intimo. La collaborazione piu’ soddisfacente e’ stata quella con Papa Leu, con cui abbiamo girato il video e passato dei momenti indimenticabili. 

One Blood è presente su tutte le piattaforme digitali, vi piacerebbe farlo diventare un disco fisico? o è una cosa che non vi appartiene.
Ci piacerebbe molto avere una versione fisica, soprattutto in vinile. Non solo per i collezionisti, ma perché crediamo che la musica abbia anche una dimensione tattile e visiva che il digitale non può dare. Probabilmente sarà il prossimo passo, perché tanti fan ci hanno già chiesto un supporto fisico. 

Cosa pensate delle piattaforme di streaming?
Lo streaming è uno strumento importante perché rende la musica accessibile in ogni angolo del mondo. Allo stesso tempo, i guadagni per gli artisti non sono proporzionati all’impatto che hanno queste piattaforme. Per questo crediamo che vadano usate come vetrina, come un ponte per arrivare al pubblico e poi trasformare quell’energia in concerti, incontri e connessioni reali.

One Blood oltre ad essere il titolo dell’album è anche la traccia numero due della tracklist, di cosa parla il brano e perchè è stato scelto per dare il titolo all’album?
“One Blood” parla di unità, di fratellanza, di come nonostante le differenze di lingua, cultura o provenienza siamo tutti parte dello stesso sangue. Abbiamo scelto questo titolo perché rappresenta la visione dell’intero album: unire radici diverse, raccontare storie di migrazione, resilienza e comunità, e trasformarle in musica che abbraccia tutti.

Quali sono i vostri ascolti?
Ascoltiamo tantissima musica diversa. Dal reggae classico di Bob Marley, Burning Spear e Steel Pulse, fino al reggae moderno di Protoje, Kabaka Pyramid e Alborosie. Ma ci lasciamo ispirare anche dal soul, dal rock, dalla pizzica salentina, dal rap e dall’elettronica. Crediamo che ogni ascolto arricchisca il nostro modo di scrivere e suonare.

Quando sarà possibile vedere i Tarantola dal vivo? 
Stiamo lavorando a un tour che toccherà sia l’Italia che il Regno Unito e altri paesi europei. Quest’estate abbiamo suonato  in diversi festival, mentre a Londra abbiamo in programma nuove date per l’autunno. Il palco per noi è il luogo naturale: lì la musica prende vita e diventa un’esperienza condivisa con chi ci ascolta.