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Luca Marino: l’attualità di “Vivere non è di moda”


Ci piace leggerlo come un disco di attualità umana e sociale, un disco di spensierata libertà, un disco anche ligio al dovere e agli stilemi che fanno del grande pop d’autore una garanzia negli ascolti delle nostre abitudini. Torniamo a parlare di Luca Marino e di questo disco autoprodotte dal titolo “Vivere non è di moda”. Canzoni leggere, canzoni d’autore, canzoni d’amore e di umana condivisione. Tante facce ma anche una sola caratteristica: la vicinanza con la vita di tutti i giorni. Luca Marino è figlio del suo pop e dell’amore che lo ha sempre contaminato in ogni deriva possibile. E in questo disco si passa dalla danza goliardica al pensiero poetico senza soluzione di continuità. E noi ci lasciamo incantare dal mestiere che rende facili e naturali anche i passaggi meno prevedibili.

Nuovo disco per Luca Marino. Un lavoro che ormai ha dei mesi sulle spalle che nella discografia di oggi sono tempi assai maturi. Se ti chiedessi un resoconto? L’accoglienza, il live… la critica… com’è andata fino ad ora secondo te?
Fino ad ora bene considerando la mia proposta musicale "fuori moda". Buona la critica e l'accoglienza, riguardo i live c'è molto e ci sarà molto da fare superato questo periodo e in questo caso sento di poter parlare per tutta la categoria, di chi lavora nel settore live, dagli artisti alle grandi agenzie, fino ad arrivare anche a quei locali che fanno suonare dal vivo.

Tu sei “nato” artisticamente sul palco di Sanremo. Da anni vivi nel pieno della scena indipendente. Perché questo cambio di rotta? Quanta scelta e quanto invece è stata una conseguenza del lavoro? 
In realtà nessun cambio di rotta anche  perché la mia attitudine è sempre stata indipendente. Sanremo è stato una cosa in più al quale ho avuto la fortuna e il piacere di partecipare. Con questo però non posso non dire che molte delle mie scelte più recenti siano state dettate dalla necessità di dover vivere nel senso materiale del termine.

Ovviamente penso che torneresti su quel palco. Ma una delle prime cose che non rifaresti? Avrai affilato qualche arma buona da quell’esperienza… 
Sicuramente vivrei la cosa meno di petto. Quando partecipai al festival sentivo non solo la pressione generata dalla mia aspettativa, soprattutto sentivo quella degli altri, ed erano in tanti tra discografici e familiari.

Il titolo di questo disco ha una forza importante dentro di se. Oggi siamo tutti figli delle mode. E di certo vivere, nella sua accezione spirituale, non è tra queste. Oggi siamo macchine operatrici della superficie. Mi piace questa definizione, forse severa ma attuale… forse… che ne pensi? 
Mi trovo d'accordo. A tal proposito dovremmo tutti rileggere “Siddharta” di Herman Hesse o guardare “il Grande Dittatore” di Charlie Chaplin. Due opere che esprimono bene, in un modo e in un altro, quanto hai detto. Curioso come proprio in questo momento così particolare per l'intera umanità accade che non siamo mai stati così connessi ma se ci pensi lontani, anzi lontanissimi.. soprattutto da noi stessi.

Le tante facce delle tue canzoni è materia spesso trattata dalla critica. Da una parte potrebbe significare ricerca di un equilibrio personale. Dall’altra, sperimentazione, avventura, libertà. Da che parte stai? 
Direi che cercare un equilibrio è di per se ricerca e avventura, quindi sono solo due facce della stessa medaglia.

“Non va più via” è il nuovo singolo. Si torna a parlare d’amore. Una cosa ormai rara visto che tutti parlano di società. Si tornerà a parlare d’amore secondo te? 
Lo spero, così come spero che si continui a parlare anche di società. Personalmente continuerò a parlare di vita anche attraverso l'amore…e il suo contrario.