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Eugenio Ripepi: un disco senza maschere

Ecco il nuovo disco di Eugenio Ripeti, dal titolo “Roma non si rade” - sottotitolato “Colori a occhi chiusi - Occhio destro”. Cantautore, regista, produttore, direttore artistico e scrittore, probabilmente figlio di una scuola ligure ma anche discendente (anche e soprattutto) di una classicità innegabile che ha lasciato (giustamente) traccia ovunque si guardi dentro le trame di questo mondo “Indie”. E in questo lavoro - primo di una dilogia - troviamo 15 inediti delicati e misurati, di una canzone pop dolce e raffinata dove è protagonista questa voce tagliente nelle dinamiche alte - e a tal proposito sottolineo la bellezza e la forza della scrittura di “Come l’acqua ad un’aiuola” - ma anche confortevole e calda soprattutto nelle chiuse quasi “sussurrate” (e a tal proposito mi fermo con emozione sulle liriche di “Acrobatiche sere”, che in qualche modo colpisce anche il mio quotidiano). E poi brani come “Nicole” o “Tanto tempo fa” o ancora “Sei mattina” che le vedo uscire fuori da queste trame d’autore e sinceramente riesco poco a codificarle dentro un disco che ha regalato momenti pregiati anche se, in passaggi come “Roccia” o “Specchi negli specchi” tradiscono cone troppa evidenza quell’appartenere a radici famose della nostra canzone d’autore. “Roma non si rade” è un disco importante dunque, un disco da sottolineare come si deve.

Nuovo disco, nuova direzione… direi molto eclettica in alcuni versi. “Nicole” sicuramente…
Ti ringrazio. In tutto il disco in effetti c’è una forte alternanza tra canzoni con strumenti “suonati”, con orchestre e con cori, e parentesi elettroniche come “Nicole”, interamente da me congegnate, oltre che per testi e musiche, anche per arrangiamenti. Ha senso in questa prima parte della dilogia, perché così non sarà nella seconda, anche un’alternanza di forme. Alcuni possono avere problemi di assenza di riferimenti senza una didascalia esplicativa di questa alternanza. È una questione di apertura mentale ed intelligenza all’ascolto. 

Mi colpisce questo video, homemade e visionario, allegorico e istrionico. Come nasce?
In realtà il video nasce da una necessità dovuta ai nostri tempi di Covid 19: impossibile riunire una troupe, impossibile girare in esterni. Questo almeno nel periodo in cui ho deciso di dipingermi una parete verde in casa e provare a giocare con i filtri di Instagram e Messenger, per venire incontro alla maniera di giocare comunicando molto diffusa oggi. Via via le cose sono migliorate per quanto riguarda la possibilità di effettuare riprese, anche se è ancora tutto molto difficile e speriamo sempre che ci siano al più presto miglioramenti per la salute di tutti. Devo dire che però, dalla necessità, l’idea che è venuta fuori soddisfa parecchio anche me: mi ha permesso di portare alla ribalta un brano scherzoso e ritmato, un messaggio energico di ripresa nel periodo in cui è stato concepito e adesso un piacevole divertimento musicale.

Primo disco - per occhio sinistro - nato già dall’idea della dilogia di cui parli?
Diciamo che in maniera molto manichea ho pensato di dividere due ambiti, e tutte le canzoni del secondo album, anche se non incise, coesistono come medesimo intento e diversa forma nella creazione della dilogia. Per cui la mia risposta è: sì, assolutamente.

Primo disco - per occhio sinistro… il secondo è già pronto?
Sono pronti tutti i provini, ma ci stiamo divertendo ancora molto a creare nuovi schemi sulla forma predestinata. Il lavoro di studio per me è sempre esaltante e bellissimo, farei solo quello nella vita dalla mattina alla notte.

La canzone d’autore oggi: io direi che sta vincendo l’occhio destro. E tu?
Io direi che sta vincendo la miopia: miopia strategica degli addetti ai lavori che pensano di poter fare a meno dei contenuti letterari, e miopia di un generico contesto di non attenzione creato dall’imbastardimento mediatico. Periodo buio per la canzone d’autore. C’è di positivo che trovare nuove forme oggi vuol dire prendere delle fette di pubblico da un lato completamente impreparate, e dall’altro molto curiose.