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“Panni Sporchi per Martinengo” il nuovo romanzo di Fabrizio Borgio. L'intervista

È disponibile in libreria e negli store online “Panni sporchi per Martinengo” (Fratelli Frilli Editori) il nuovo romanzo noir dello scrittore astigiano Fabrizio Borgio, che vede protagonista l’investigatore privato Giorgio Martinengo.

L'autore
Appassionato di cinema e letteratura, affina le sue passioni nell’adolescenza iniziando a scrivere racconti. Trascorre diversi anni nell’Esercito. Lasciata l’uniforme, bazzica gli ambienti artistici astigiani, segue stages di sceneggiatura con personalità del nostro cinema, tra cui Mario Monicelli, Giorgio Arlorio e Suso Cecchi d’Amico. Collabora proprio come sceneggiatore e soggettista assieme al regista astigiano Giuseppe Varlotta. La fantascienza, l’horror, il mistero, il fantastico “tout court”, gialli e noir sono i generi che maggiormente lo coinvolgono e interessano ma non si pone paletti di sorta nella sua scrittura. Esordisce partecipando con un racconto breve al concorso letterario “Il nocciolino” di Chivasso e ricevendo il premio della giuria.
  
Ha pubblicato Arcane le Colline nel 2006 e La Voce di Pietra nel 2007. Per Fratelli Frilli Editori pubblica nel 2011 Masche (terzo classificato al festival Lomellina In Giallo) e nel 2012 La morte mormora. Nel 2014 esce Vino rosso sangue, il primo noir che vede protagonista l’investigatore privato Giorgio Martinengo cui seguono Asti ceneri sepolte, Morte ad Asti (Menzione d’onore al festival Giallo Garda 2018) e La Ballata del Re di Pietra (2019). Suoi racconti sono ospitati nelle antologie Una Finestra sul noir e 44 gatti in noir. Sempre nel 2018 ha firmato la sceneggiatura con il documentarista Antonio De Lucia del cortometraggio Io resto ai surì in fase di distribuzione. 

L'INTERVISTA

Ciao Fabrizio e benvenuto sulle pagine di Cherry Press. Come è nato il tuo amore per i libri? Cosa ti ha spinto a diventare uno scrittore?
Ciao e grazie per l’interesse. L’amore per i libri è la conseguenza diretta di un’adolescenza solitaria e contraddistinta da una timidezza che non mi aveva permesso di costruire relazioni di amicizia salde. Può sembrare drammatico detto così. Non ho mai avuto una “compagnia”, i compagni di scuola erano quelli che vedevo in classe. Lo svago, il divertimento, la voglia di scoprire, tutto questo l’ho sfogato nelle letture, nella televisione e al cinema. Storie, mondi inventati. Io volavo così.
La scrittura, senza particolare epica, è nata sull’onda della lettura: per emulazione. Credo che ogni forte lettore inevitabilmente maturi l’ambizione di misurarsi con quest’arte così contrastante. Io non sono diverso. Solo dopo la risoluzione dell’adolescenza la scrittura mi è rimasta dentro e non se n’è più andata.

Quali autori hanno avuto un significato importante per te e per la formazione del suo stile?
Sono innumerevoli. In pratica ogni singolo autore che incrocio sulla strada delle mie letture. Visto che è una domanda che ripercorre molto spesso nelle interviste, questa volta citerò un’altra rosa di nomi, per non ritrovarmi a ripetere sempre i medesimi: Dan Simmons, un autore horror statunitense straordinario, un grande autore in generale, l’autore del Canto di Kalì, titolo che consiglio sempre parlando di lui. Fa paura e fa pensare, tematiche mai banali, profonde. Se devo convincere un lettore di letteratura “alta” ad avvicinarsi all’horror gli consiglierei proprio lui con questo titolo.
Peter Høeg, un autore danese esploso da noi negli anni ‘90 con il Senso di Smilla per la neve. Una scrittura chirurgica, profonda ma fluida. Denis Johnson, scrittore statunitense annoverato tra gli esponenti del “neo noir”, riesce a coniugare uno stile secco ed essenziale, tipico degli autori americani con la capacità di evocare con suggestioni notturne. Tra gli italiani voglio annoverare Alessandro Bastasi, un autore veneto  ma che racconta soprattutto l’area di Milano. È malinconico, acuto, con un occhio sempre attento al quadro sociale delle sue storie. Uno dei pochi autentici noiristi che mi è capitato di leggere e guardando al passato Elsa Morante, con La Storia ha costruito  un quadro umano e sociale che ha pochi eguali nella nostra letteratura.

Come trovi l’ispirazione adatta per scrivere?
Cronaca e quotidiano sono fonti inesauribili, la provincia è la dimensione naturale dello spirito italiano, nel bene e nel male e venendo e vivendo la profonda provincia piemontese sono immerso in questo ambiente. L’aver istituzionalizzato la mia attività di scrittore mi ha reso particolarmente ricettivo. Segno ogni cosa che incuriosisce, vado sempre in giro con una o due agende e una scorta di penne e matite. A volte mi vengono in mente delle scene, una descrizione di un paesaggio o di una persona, un incipit senza storia che che penso sarebbe bello iniziare una storia così… tutti appunti inizialmente slegati. Un’idea o una concetto da cui sarebbe bello costruire una storia. Uno Shangai di parole che alla fine mi porta ad assemblare una prima trama. Parte tutto da lì.

Il tuo ultimo romanzo è stato pubblicato nel 2020 da Fratelli Frilli Editori e si intitola “Panni Sporchi per Martinengo”. Com’è nata questa storia?
Dalla voglia di approfondire il vissuto del mio personaggio: l’investigatore privato Giorgio martinengo, raccontare la sua famiglia, da dove arriva, perché è così. Poi si sono aggiunte altre tematiche: gli scontri generazionali, il caporalato, storie di paese che ben si declinano in salsa gialla/noir.

Se dovessi consigliare una colonna sonora come sottofondo durante la lettura di “Panni Sporchi per Martinengo”, cosa sceglieresti?
Citati direttamente all’interno del libro: Efterklang per i momenti calmi e le canzoni in piemontese dei MAU MAU.


Le nuove generazioni sono attratte dalla tecnologia. Come possiamo avvicinarli alla lettura?
Citerò un dato che di rado viene discusso. I lettori più forti e voraci sono giovanissimi. Chi scopre la meraviglia del leggere lo fa nell’infanzia fino all’adolescenza, di solito, il crollo, l’abbandono avviene dopo i venti, venticinque anni. S’interrompe qualcosa e si fa fatica a riconnettersi. È vero che le nuove forme di fruizione della narrazione sono molto forti e facili: le serie on demand, gli audio libri per fare due esempi ma hanno in comune l’asse narrativo: raccontano storie. Anche il linguaggio social infine è narrazione. Non dev’essere percepito come un obbligo. Nel momento li obblighi scatta l’insofferenza. La lettura è un atto intimo e solitario, forse bisognerebbe ricominciare a imparare che la solitudine non è solo una condizione negativa. Oggi viviamo un mondo che non accetta la solitudine, il silenzio e la vecchiaia. Ho idea che se si riuscisse a non più demonizzare queste condizioni, la lettura verrebbe rivalutata.

Stai lavorando su dei nuovi progetti in questo momento?
C’è sempre qualche nuovo progetto all’orizzonte. Una storia di spie che spero diventi la prima di una nuova serie è in fase di editing, poi cercheremo un editore interessato (incrociate le dita per me), mi sto documentando per il prossimo libro di Giorgio Martinengo e poi ci sono altre storie in via di maturazione ma è prematuro parlarne adesso.