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Tiberio Ferracane: ascoltando “Magaria”


Perché la vita è una magia, nel suo esistere, nel suo divenire. E poi ci sono persone come Tiberio Ferracane figlio di Sicilia, di Tunisi, di Torino… parlando in dialetto ma anche in francese, mantecando il tutto dentro le forme della canzone che contiene a se tutte le etnie e tutte le differenze possibili. “Magaria” è il nuovo lavoro di Tiberio Ferracane, lavoro senza geografia e con un tempo antico, pregiato, lavoro che ispira visioni di locande e di viaggi sul mediterraneo e che sfacciatamente deve molto a quella forma francese di cantautorato. Deve tanto a quella pastosità vocale che sfoggia con eleganza quando chiude le vocali, quando lascia appoggiare le melodie. Gustose le viscosità quando invece spinge appena perché “Magaria” non è un disco da urlatori melodici, quanto più da raffinati pensatori che sanno come raccontare la vita. Dunque è l’eleganza il primo merito di questo nuovo lavoro di inediti che il cantautore ormai di stanza a Torino, vuol dedicare al musicista marsigliese Philippe Troisi, ampio faro d’ispirazione di tutto quanto.
E metà di questo disco poi, il nostro lo dedica alla canzone in se sfogliando grandi pagine di successi immortali, da Modugno allo stesso Philippe Troisi, da Califano a Celentano e via discorrendo… altro motivo in più per andarlo a scoprire, magari armati di vino rosso e, nonostante alcuni caldi afosi che ispira la luce del disco, sarebbe l’ideale per una serata di freddo, caminetto alla mano e silenzio attorno capace di materializza ogni nostro viaggio.