Default Image

Months format

Show More Text

Load More

Related Posts Widget

Article Navigation

Contact Us Form

Breaking News

Marilena Anzini: un disco che ha la forma dell’acqua


“Gurfa” è un disco che davvero sembra liquido, anzi fluido, sembra leggero ed evanescente, sembra come un velo che si posa e determina colori e contaminazioni. “Gurfa” è un disco che potremmo trovare in natura, nei boschi, sulle rive o dentro quel sentire spirituale che tanto ci fa bene all’anima. E in fondo Marilena Anzini tanto somiglia a “Gurfa”, tanto somiglia a questo disco alto, di simbologie e di energia sensoriale. Marilena Anzini ci regala in fondo un’esperienza e noi indaghiamo da vicino con una bella intervista a corredo.
 
Un plauso all’ensemble vocale Ciwicè. Partiamo da qui: come nasce questa collaborazione?
Sì, sono davvero bravissime, e anche molto pazienti con me dato che le faccio lavorare tantissimo! Ci conosciamo tutte da lungo tempo e, prima di essere un gruppo vocale, siamo davvero una piccola comunità: il canto è un modo bellissimo per costruire belle relazioni, sul serio! Il tutto nasce dal mio lavoro nell’ambito della voce che porto avanti da tanti anni, e una delle mie attività preferite è la conduzione di laboratori corali nei quali cerco di trasmettere a chi vi partecipa tutto il mio amore per il canto; perché il canto è sì una forma espressiva e artistica, ma può essere anche una via per conoscersi un po’ di più e per migliorare la relazione con se stessi e con gli altri. Il lavoro sulla voce ha degli effetti positivi straordinari, sia a livello individuale che collettivo: sono assolutamente convinta che una maggior diffusione della pratica del canto, in particolar modo del canto corale, potrebbe contribuire in modo sostanziale alla costruzione di una società migliore.
E insomma tutto questo lavoro sulla voce è poi confluito in modo naturale nel mio nuovo progetto e nelle mie nuove canzoni, dove ho dato grande spazio ad arrangiamenti corali che attingono dal mondo dell’improvvisazione vocale, del canto etnico e anche della sperimentazione vocale; per la realizzazione di questi brani, sia in studio che dal vivo, ho poi coinvolto, ovviamente, un gruppo di mie amiche ed ex allieve di questi laboratori…ed ecco nate le Ciwicè!
 
Hai pensato mai di lavorare digitalmente sulla tua voce con effetti e altro?
Non in modo tale da rendere gli effetti più evidenti del suono d’origine. Ormai l’effettistica fa parte integrante della musica visto che non la si ascolta quasi mai in modo acustico ma sempre registrata o amplificata. Detto questo sento che personalmente ho ancora tanto da esplorare nell’ambito del suono naturale della voce, sui timbri, sulle relazioni tra di essi e tra le voci e gli altri strumenti. Mi piace per esempio creare dei cluster con armonie molto strette, con note vicine tra loro, oppure con diverse vocali sulla stessa nota, o con suoni consonantici…questi sono gli effetti che mi piacciono, quelli che nascono dall’incontro tra le diverse voci, con una matrice umana all’origine. Il resto del lavoro, che riguarda il sound finale dell’album, è stato poi curato in studio da Giorgio Andreoli, co-produttore di “Gurfa”, che ha lavorato lungamente per una resa sonora che fosse il più possibile nitida e naturale. Il suo motto è: “Gli effetti più belli sono quelli che non si sentono”, ma non vuol dire che non ci siano.

 
Posso azzardare un aggettivo che ho in mente ascoltando “Gurfa”? Disco biologico… che ne pensi?
Mi piace molto questa definizione! Biologico vuol dire prima di tutto che ha a che fare con la vita, e tutto ciò che va verso la vita, ci fa bene: è un tema a cui sono molto sensibile e infatti mi interrogo molto sull’effetto che la mia musica può avere su chi ascolta. Per me il processo creativo è una forma di meditazione, una pratica di ascolto profondo: pur non sostituendo un vero e proprio percorso spirituale - che ritengo personalmente necessario - è una pratica che mi connette con la mia sfera più sottile e spirituale, integrandola con gli altri aspetti del mio essere, da quella emotiva a quella intellettiva a quella sensoriale e corporea. È una pratica che mi porta in uno stato simile a quello dei bambini che giocano e dimenticano tutto il resto, diventando tutt’uno con ciò che stanno facendo; uno stato di quieta vitalità, che mi fa stare bene perché mi fa sentire ‘intera’ e in equilibrio sul momento presente. Quando scrivo, cerco di non far entrare nulla che possa inquinare questo stato, proprio come fanno gli agricoltori biologici che evitano i pesticidi per lasciare inalterate le proprietà nutritive dei vegetali. Le parole e i suoni sono importanti e possono anch’essi nutrire ma anche inquinare i cuori delle persone e per questo cerco di scegliere con attenzione cosa mettere nelle mie canzoni: la avverto come una grande responsabilità.
 
E dove peschi poi questa parola, gurfa… come ci si arriva?
È un’antica parola araba che letteralmente significa “l’acqua che si può raccogliere in una mano”: una quantità piccola piccola, ma della stessa sostanza che forma l’immensità degli oceani; nell’acqua è nata la vita, miliardi di anni fa, e ancora adesso, dove lei manca, nulla sopravvive; l’acqua poi è ovunque, è in continuo movimento e connette tutte le cose, dalle nuvole all’essere umano, il cui corpo è formato prevalentemente di acqua; è preziosa, e infatti va trattata con cura e attenzione perché rischia di scivolare via tra le dita quando la si tiene in mano. E a pensarci bene…la musica è un po’ come l’acqua: preziosa, necessaria per la vita e capace di unire le persone. “Gurfa” è il mio piccolo contributo nel mare della musica, una manciata di note e parole che ho tenuto tra le mani con molta cura per poi condividerla con chiunque abbia desiderio di ascoltare.
 
Bellissimo questo video ufficiale. Dov’è stato girato? Sarà la location magari anche di altro per te?
Anch’io trovo bellissimo il video di Belli numeri e sono molto grata a Luisa Raimondi - la videomaker - per averlo ideato e realizzato (con la collaborazione di Giacomo Canepari per le riprese con il drone).  Luisa ha una sensibilità rara e ha colto moltissime sfumature nel brano, riuscendo poi a trasferirle tra le trame dello storyboard attraverso un raffinatissimo uso delle inquadrature e della luce. Ricordo che era una bellissima giornata di sole e lei ha aspettato il tardo pomeriggio: a me francamente sembrava fosse già un po’ troppo buio per le riprese, ma quando poi ho visto il video sono rimasta affascinata e stupita dalla morbidezza della luce e dall’atmosfera che Luisa ha saputo creare. Anche il luogo l’ha scelto lei: è nel parco del Gran Paradiso, un laghetto piccolo piccolo circondato da rocce, verde e cascatelle…un luogo in sui si respira davvero la sacralità della natura! Se sarà la location anche di altro? Non lo so, ma penso proprio che ci ritornerò, anche solo per farci un bel tuffo visto che durante le riprese non ce n’è stato il tempo!