Default Image

Months format

Show More Text

Load More

Related Posts Widget

Article Navigation

Contact Us Form

Breaking News

CABle21: intervista alla band per il nuovo singolo "Limiti"

 

Abbiamo intervistato i CABle21, band che si è riformata di recente e ha pubblicato prima un disco, "Simbolatria", e ora un nuovo singolo, "Limiti", con l'impronta del rock anni Novanta e molta energia. 

Ci raccontate che cosa c’è nel vostro nuovo singolo, “Limiti”?
Nel nuovo singolo c‘è ritmo, un ritmo ossessivo come la situazione psicologica del protagonista, impiegato a difendersi dagli altri umani, perdendo così la sua umanità, costruendo confini fuori e dentro di sé.

Qual è il vostro processo di scrittura delle canzoni tipico?
Dipende, in genere uno ha un‘idea e gli altri ci costruiscono sopra, con la libertà di modificare. Ci conosciamo da moltissimo tempo, sappiamo anche cosa può piacere agli altri e cosa invece è off limits. Per la voce a volte si ricerca una melodia vocale su cui si costruisce poi un testo oppure si scrive prima il testo e poi si trova la melodia, ma più raramente, anche se spesso in questo modo escono i pezzi più convincenti.

Cosa vi ha spinto a continuare a fare musica dopo tutti questi anni?
Per tanti anni non abbiamo avuto più contatti, quando ci siamo rincontrati ci siamo detti quanto volentieri avremmo fatto musica, ci siamo scambiati alcune cose che avevamo registrato negli anni e ci siamo accorti che avevamo parecchio da dire e da suonare.

Qual è il vostro rapporto con la vostra città natale, Genova?
Il rapporto con la nostra città è complesso. Io non vivo più a Genova da molti anni ed ogni volta che torno i sentimenti contrastanti che provo si manifestano con evidenza. Gli odori e i volti che si incontrano camminando nel centro storico sono unici e sono parte della nostra formazione. Genova è una città erotica e musicale, non puoi non esserne influenzato.

Qual è il vostro consiglio per le band emergenti che cercano di farsi strada nell'industria musicale?
Il nostro percorso è assolutamente atipico, non siamo parte dell‘industria, per noi è un gioco da adulti dal quale la nostra vita non dipende. Possiamo permetterci di esprimerci al margine, facendo quello che vogliamo. Perciò non siamo i più adatti a dare consigli.