Abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con la band brianzola per scoprire i segreti dietro il loro processo creativo, l'ispirazione dietro questo progetto ambizioso e la speciale collaborazione con la European Recording Orchestra di Sofia. Un'intervista che svela non solo la profondità delle loro scelte artistiche, ma anche la passione che anima ogni nota del disco.
Pronti a lasciarvi trasportare dalla loro musica? Ecco cosa ci hanno raccontato!
Ciao, benvenuti sulle pagine di Cherry Press! Prima di tutto, parlateci un po’ di voi. Come vi siete avvicinati alla musica?
Ognuno di noi per un motivo o per l’altro si è trovato a toccare uno strumento. Forse un po’ per rimorchiare, forse un po’ perché suonare è come risolvere quesiti di algebra, forse perché si ha dentro qualcosa che deve uscire e trovare il modo di essere raccontato. Abbiamo trovato nella musica qualcosa che ci serviva.
Quali artisti hanno maggiormente influenzato il vostro stile come band?
Tutti noi abbiamo studiato musica: alcuni provengono da studi classici, altri si sono specializzati con maestri della musica leggera e del cinema; tutte queste fonti vengono riversate nel grande calderone per poi essere limate e levigate per plasmare la nostra musica.
Sicuramente strizziamo molto l’occhio alla scena alternativa internazionale, visto che ci gasa molto.
Come nascono le vostre canzoni? Avete un processo creativo specifico come sestetto?
In realtà non abbiamo un processo creativo fisso che applichiamo ad ogni nuova canzone che scriviamo. Alcune canzoni sono state scritte singolarmente da uno dei componenti che poi, proponendole in sala prove, sono piaciute e ci abbiamo scritto un arrangiamento sopra. Altre sono nate a tavolino cercando di percorrere delle sonorità ben precise (anche se poi si sono inevitabilmente “sporcate” di ciò che ci piace fare), ma la maggior parte sono nate dalla classica jam session che facciamo all’inizio di ogni prova per scaldarci ed entrare in sintonia. Spesso in quel momento sono nati per caso dei riff, delle linee melodiche o dei particolari groove che ci sono piaciuti e su cui poi abbiamo lavorato dando forma alle canzoni.
Raccontateci com’è nato il vostro nuovo album, Right/Wrong/Place/Time.
A un certo punto continuavamo a scrivere canzoni nuove che, a volte, proponevamo anche durante i live. Rendendoci conto che c’era una sorta di filo conduttore nella maggior parte di questi pezzi, è stato un processo del tutto naturale unirle e finalizzare il nostro primo album. Prima di questo avevamo solo pubblicato un EP con 5 pezzi e ci tenevamo ad avere un “vero” disco col nostro nome sopra.
C’è un filo conduttore che lega le tracce del disco?
Questo disco è per noi un vero e proprio diario di questi anni tanto belli, quanto folli e in un certo senso anche davvero duri. Gli anni della post-adolescenza e della prima età adulta, in cui le domande (spesso quelle a cui dare una risposta non è neanche troppo possibile) e gli interrogativi sul senso generale delle cose ci tengono per la gola, RWPT è stato come imprimere e fermare tutto questo. Avere tra le mani un disco, poterlo ascoltare, poterlo vedere, è un po’ come poter vedere ed ascoltare tutti quei nebulosi dubbi, quelle preoccupazioni, ma anche quelle gioie che finché rimangono dentro di noi sono anche difficili da nominare. Ecco, abbiamo, in un certo senso, dato un nome a parte delle cose che abbiamo vissuto in questi anni. A volte vissute come fossimo nel posto giusto al momento giusto, altre nel posto sbagliato al momento sbagliato e, ovviamente, in tutte le altre intersezioni possibili.
Il vostro disco è caratterizzato da una varietà di sonorità e atmosfere diverse. Cosa sperate che gli ascoltatori percepiscano da questa poliedricità?
Le nostre sonorità sono il più naturali e oneste possibile, per questo speriamo che chi ci ascolterà possa percepire la grande differenza che c’è tra ognuno di noi, ma anche le grandi possibilità che questo fattore può scatenare. In questo disco si possono sentire tutte le peculiarità che differenziano e contraddistinguono ognuno di noi.
Parlateci della collaborazione con la European Recording Orchestra di Sofia. Com’è stato lavorare con loro e come ha influenzato il sound di Right/Wrong/Place/Time?
Nel 2020 il nostro bassista, Marius, si trovava nella capitale bulgara per frequentare un master. La collaborazione con l’orchestra si inserisce all’interno di un pacchetto di registrazioni che Marius doveva effettuare durante l’anno scolastico; sfruttando l’occasione, ha deciso di creare degli arrangiamenti per il disco che sposassero al meglio il sound di Right/Wrong/Place/Time e di donare una di queste costose registrazioni per concorrere alla realizzazione del miglior lavoro finale possibile.
In fase di mix poi abbiamo dovuto rivedere i vari arrangiamenti per capire come amalgamare il tutto, quindi il sound dei disco è stato costruito in corso d’opera e certamente non a tavolino prima di entrare in studio.
Grazie per la disponibilità. Lascio a voi qualche riga per lanciare un messaggio ai lettori di Cherry Press!
Che dire, se qualcuno arriva fino a qui a leggerci è già un piccolo traguardo, speriamo di avervi incuriosito almeno un po’. Ci trovate su tutti i digital store, se vi va di dedicare anche solo 5 minuti del vostro tempo per sentire la nostra roba sarebbe super figo!
Ciao Cherry Press! GSB