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La fragilità dell'esistenza in 'Coccoina': l'intervista ad Eraldo Corti


Con un video ambientato a scuola e una canzone che si pone domande epocali, il cantautore Eraldo Corti prosegue il suo percorso artistico: "Coccoina" è il nuovo brano, in merito al quale gli abbiamo rivolto qualche domanda. 

Qual è stata l’ispirazione principale per Coccoina?
Una mattina, ascoltando la radio, la speacker ripeté un detto tibetano “Quando non soffia, dove va il vento?”, mi colpì e continuai a pensarci tutto il giorno cercando di formulare una risposta, pensando sia alle ovvie considerazioni scientifiche sia alle implicazioni dettate da una sua interpretazione metaforica.

Il titolo del brano ha un significato metaforico? Cosa rappresenta per te?
Da piccoli siamo chiamati ad un compito difficile e pericoloso, quello di dare consistenza al Mondo, di costruirci una coscienza, lo facciamo giocando, gli adulti ci aiutano o ci ostacolano in questo arduo compito, spesso si fallisce, la nostra realtà si sgretola facilmente ad ogni alito di vento, ce ne accorgiamo crescendo perché non riusciamo a trasformare in edifici solidi quei modelli fatti di carta colorata e tenuti insieme solo da un po’ di colla.

Come descriveresti Coccoina in tre parole?
Critica all’impossibilità di esistere.

Quali emozioni speri di trasmettere a chi ascolta questo brano?
Cinismo nostalgico, passione per l’effimero, amore per noi stessi.

Ci sono stati momenti particolari o aneddoti che vuoi raccontarci durante la creazione del brano?
Il bridge è arrivato d’improvviso, leggevo commenti beceri in un post sui social ed ho risposto con quel “cara signora dillo al tuo cane, lui si che si comporta male…”.
Ho esitato un poco su questi versi perché la persona che mi ha ispirato la canzone, la speaker radiofonica da cui ascoltai il detto tibetano, aveva una splendida cagnolona e non volevo potesse un giorno pensare che mi riferissi a lei.