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Dentro “La parte viva” di Cristina Pasqualetto: tre storie che chiedono libertà

 


“La parte viva” di Cristina Pasqualetto è un romanzo che porta in primo piano tre storie apparentemente lontane, ma unite da un filo conduttore universale: la ricerca della libertà. Nadia è una ragazza di origini albanesi cresciuta in Italia, intrappolata tra le aspettative di un matrimonio combinato e il desiderio di costruirsi un futuro diverso; Ciro è un ex camorrista condannato all’ergastolo, che vive la prigione come un eterno presente sospeso tra colpa e rimpianto; Anna è una giovane cardiologa costretta a lottare contro un sistema lavorativo che soffoca talento e autonomia, fino alla scelta radicale di ricominciare da capo.

Pasqualetto scrive con una voce limpida, capace di alternare momenti di forte tensione narrativa a pagine di grande delicatezza. L’autrice non edulcora la realtà, ma sceglie di mostrarla in tutta la sua durezza, per poi aprire uno spiraglio di respiro: il coraggio di ribellarsi, la possibilità di dire “no”, la determinazione a cambiare rotta. La forza del romanzo è nella coralità: nessuno dei protagonisti è eroe o vittima in senso assoluto, tutti portano ferite, contraddizioni, speranze. “La parte viva” è una storia che parla delle donne, ma anche degli uomini, dei legami familiari e sociali che imprigionano, e del diritto – fragile ma inalienabile – di autodeterminarsi.