Abbiamo incontrato i Korishanti per farci raccontare la genesi del brano e il percorso che li ha portati a questa nuova fase artistica.
Il progetto Korishanti nasce come trio strumentale e ora è una band completa: qual è stato il momento di svolta verso la forma canzone?
Probabilmente quando ci siamo accorti che certe emozioni avevano bisogno anche di parole per essere raccontate. All’inizio ci piaceva costruire paesaggi sonori, ma con il tempo le melodie hanno iniziato a chiedere una voce, una storia, un volto. È stato un passaggio naturale, anche perché Cico Moreno, co-fondatore della band insieme al sitarista ed amico Michele Campanella, nasce e cresce come cantautore. A un certo punto le canzoni sono arrivate da sole, e noi le abbiamo semplicemente accolte.
Nella vostra musica convivono sonorità mediterranee, orientali e pop. È frutto di una scelta consapevole o di un’evoluzione naturale?
Diremmo un’evoluzione naturale. Ognuno di noi viene da percorsi diversi e porta con sé ascolti, strumenti e influenze differenti: il risultato è un incontro, non un progetto a tavolino. Il Mediterraneo e l’Oriente sono luoghi che sentiamo vicini, anche senza volerlo finiscono dentro la nostra musica. Poi c’è l’anima pop, quella che rende tutto più diretto e comunicativo.
Qual è il brano di Korishanti che secondo voi è più rappresentativo del progetto?
Difficile scegliere, ma forse “Il Pessimista” riassume bene la nostra identità attuale. C’è ritmo, introspezione, ironia e una voglia di non prendersi troppo sul serio anche quando si parla di temi profondi. È un po’ la nostra filosofia: guardare la realtà, ma sempre con un sorriso laterale.
“Cuore comanda cervello” è una frase che ritroviamo nel vostro singolo “Il Pessimista”. È anche il vostro motto nella vita?
Assolutamente sì. Diciamo che il cervello prova sempre a dire la sua, ma il cuore è quello che ci mette la firma. Nella musica, come nella vita, le decisioni migliori arrivano quando smetti di fare troppi calcoli e ti lasci trasportare da ciò che senti davvero.
I Korishanti nascono nel 2009 a Torino, quali sono stati, secondo voi, i principali cambiamenti nel mondo della musica in questi 16 anni?
Tantissimi. Dall’appiattimento, consentitecelo, della proposta musicale mainstream al modo di usufruirne. Oggi tutto gira intorno allo streaming, ai social e ai video brevi. È cambiato il modo di ascoltare, ma anche di raccontarsi. Il lato positivo è che ora puoi arrivare ovunque; quello negativo è che devi gridare molto più forte per farti sentire. Noi continuiamo a credere che, alla fine, la differenza la faccia sempre la sincerità di ciò che suoni.
Come vi siete conosciuti? Interessi musicali comuni o altro?
Un po’ entrambe le cose. Alcuni di noi si conoscevano già da tempo, altri sono arrivati quasi per caso. Ci ha uniti la curiosità reciproca e la voglia di sperimentare senza troppi confini. Più che cercarci, ci siamo trovati: e da allora non ci siamo più persi di vista.
