L'Opera dei Pupi tipica della tradizione siciliana è un tipo di teatro delle marionette, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini. Le gesta di questi personaggi sono trattate attraverso la rielaborazione del materiale contenuto nei romanzi e nei poemi del ciclo carolingio, della storia dei Paladini di Francia e dell'Orlando Furioso. Le marionette sono appunto dette pupi.
Riccamente decorati e cesellati, con una struttura in legno, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e variavano nei movimenti a seconda della scuola di appartenenza in palermitani oppure catanesi. La differenza più evidente stava nelle articolazioni: leggeri e snodabili i primi, più pesanti e con gli arti fissi i secondi.
Il puparo curava lo spettacolo, le sceneggiature, i pupi, e con un timbro di voce particolare riusciva a dare suggestioni, ardore e pathos alle scene epiche rappresentate. I pupari, pur essendo molto spesso analfabeti, conoscevano a memoria opere come la Chanson de Roland, la Gerusalemme liberata e l'Orlando Furioso.
Ogni pupo rappresentava tipicamente un preciso paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello. Le armature e i costumi dell'opera dei pupi, però, erano anacronistici. Gli esperti e gli appassionati conoscono anche Peppininu, la maschera popolare catanese scudiero di Orlando e Rinaldo. Spesso la rappresentazione, si chiudeva con la farsa, uno spettacolo di marionette di tono licenzioso e buffo, con temi tratti dai personaggi delle tradizioni favolistiche siciliane. A volte i pupari, per trasmettere contenuti non graditi alle autorità, si servivano di un gergo detto baccagghiu (baccaglio).
Le figure più amate erano i paladini, tratti soprattutto dal poema di Ludovico Ariosto: Conte Orlando, Rinaldo, Ruggero, Ferraù, Angelica, Gano di Magonza.
STORIA - L'opera dei Pupi nella forma che conosciamo oggi si sviluppò in Sicilia alla fine dal 1700, con i pupari in paggio (non armati) che rappresentavano alcuni racconti siciliani. Di queste opere sono arrivate a noi soltanto le farse che ancora oggi vengono rappresentate. Sebastiano Lo Nigro ha dedicato ampie pagine ai pupi siciliani.
Negli anni '50 del XX secolo questa arte teatrale cadde in disuso nell'isola. Poche famiglie siciliane ancora oggi tramandano la magica arte del cunto orale e del teatro dei pupi. Nel 2008 l'UNESCO ha iscritto l'Opera dei Pupi tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità dopo averla originariamente proclamata nel 2001. È stato il primo patrimonio italiano a esser inserito in tale lista.