Default Image

Months format

Show More Text

Load More

Related Posts Widget

Article Navigation

Contact Us Form

Breaking News

Eysa ci racconta "Incubi": intervista


"Incubi" di Eysa è un brano che riflette un periodo in cui l'artista ha perso il controllo del proprio sonno a causa di un incubo ricorrente che l'ha tormentata per oltre un mese. Grazie alla terapia, è riuscita a liberarsi da questo loop e a comprendere che si trattava di una percezione sinistra di sé stessa che emergeva nei sogni in forme cupe e macabre. Il brano descrive la sensazione di impotenza e vulnerabilità provata dall'artista in quelle notti e come gli incubi riflettessero le sue insicurezze. L'artista spera che il brano possa essere di sollievo per chiunque si trovi in una situazione simile e che possa trovare conforto nell'aiuto esterno.

Ciao Eysa, benvenuta sulle pagine di Cherry Press! Raccontaci un po’ di te. Quando ti sei avvicinata alla musica?
Non ricordo esattamente quando ho scoperto il mio amore per il canto, ma fin da bambina mi esibivo con entusiasmo in spettacoli nei piccoli centri o nel coro della chiesa. Col tempo, esprimermi cantando è diventato per me qualcosa di più profondo, quasi una necessità: canta¬re nei momenti difficili o per comunicare emozioni che le parole non riescono a esprimere. Non a caso si dice che «cantare è l’espressione dell’anima»; e la sensazione che provo subito dopo aver cantato è al tempo stesso liberatoria e quasi inebriante.

Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo stile?
Sono sempre stata affascinata da stili e voci molto diversi tra loro: il pop e l’R&B di Christina Aguilera, le contaminazioni di generi di Beyoncé, il blues e il jazz di giganti come Ray Charles, Etta James e Aretha Franklin. Mi ispirano anche il rock alternativo dei Queen e quello dei Linkin Park, così come la raffinatezza della melodia italiana, da Mina a Mia Martini, Lucio Battisti, Anna Oxa, Adriano Celentano e tanti altri.

Tre aggettivi per definire la tua musica.
Definirei la mia musica come qualcosa di coinvolgente, profondamente intima, e allo stesso tempo liberatoria.

Quale messaggio vuoi comunicare con il tuo nuovo singolo?
Anche se oggi viviamo in tempi più moderni e con meno pregiudizi, c’è ancora chi considera la psicoterapia qualcosa di “strano” e chi la sceglie viene spesso giudicato allo stesso modo. Io, invece, credo fermamente che chiedere aiuto non sia un segno di debolezza, ma di consapevolezza e coraggio. Senza la terapia non avrei superato quel periodo difficile, e questo non mi rende meno forte di chi non ha sentito il bisogno di intraprenderla.

Adesso è arrivato il momento per porti da sola una domanda che nessuno ti ha mai fatto… ma a cui avresti sempre voluto rispondere.
Beh, questa è difficile. Direi che sarebbe una domanda come ad esempio “ti senti più fedele a ciò che sei o a ciò che gli altri si aspettano?”. In passato non nego che ero un po’ più concentrata sull’essere come gli altri si aspettavano che fossi, quasi come se dovessi continuamente accontentare chi mi stava intorno. Col tempo però, e con l’età, ho capito che quel modo di vivere non era sano per me. Ad oggi risponderei che resto fedele a chi sono davvero, perché crescendo è cresciuta anche la mia consapevolezza: so chi sono, e so quanto valgo.

Per concludere, quale messaggio vuoi lanciare ai lettori di Cherry Press? 
La vita è piena di bellezza, ma per viverla in modo davvero sereno dobbiamo anche imparare a prenderci cura di noi stessi. A volte questo significa fare scelte o affrontare situazioni scomode, che però, col tempo, si rivelano le più benefiche per il nostro benessere.